TIRANA, dicembre. Dopo aver detto delle opere compiute od iniziate dalla S. V. E. A. nella Shipnia (tale il nome albanese dell’Albania che sta a significare <<■ Paese delle roccie ») si potrebbe lungamente e particolarmente dire degli infiniti bisogni del giovane Regno se ciò fosse compatibile con le necessità del giornale. Mi limiterò pertanto — a modo d’esempio — all’agro scutarino, che ho in parte visitato e sul quale ho raccolto, da ingegneri italiani, altrettanto gentili quanto valorosi, interessanti notizie. L’agro scutarino rappresenta circa un sesto delle pianure del Regno d’Albania ed ha pertanto una notevolissima importanza nel bilancio economico della Nazione. La sua estensione può essere valutata — grosso modo — a circa 80.000 ettari di fertili terreni adatti alle più svariate colture. (Alcune prove di coltivazione del cotone hanno dato ottimi risultati). Attualmente, però, soltanto la metà di questo vasto territorio viene coltivata ed in forma del tutto estensiva. Circa 40.000 ettari sono quasi completamente improduttivi perchè invasi per molti mesi dell’anno o permanentemente dalle acque. Nella stessa parte coltivata molte sono le zone che, nel periodo delle pioggie invernali-primaverili, vanno soggette ad inondazione e quelle che, coltivate, danno scarso rendimento per l’aridità derivante dal lungo periodo annuale di siccità. Ovunque le condizioni igieniche sono pessime e la malaria domina incontrastata. Questo stato di cose deriva dal caos in cui è lasciata la complessa rete idrografica della regione costituita dal lago di Scutari, dalla Boia-na, suo emissario, dal Drin e dal Kiri. Il maggior fiume dell’Albania, il Drin (bacino imbrifero di circa 12.000 kmq.) seguiva sino a 70 anni or sono un alveo che, passando per Alessio, andava a sboccare in Adriatico a sud di S. Giovanni di Medua. Per la mancanza di opere adatte alla sua regolazione ed al suo contenimento esso si è aperto un nuovo letto (la Drinassa) che — dallo ~ 85 ~