La recente opera dell’Italia fascista in Albania è stata oggetto di molti commenti da parte della stampa estera ed lia avuto larga eco in tutta l’opinione pubblica internazionale. La firma dei due trattati di Tirana, nei quali si è voluto vedere, anziché un mezzo per assicurare e garantire lo sviluppo e la tranquillità dell’Albania, un’arma di guerra, ha incoraggiate le critiche. Ma contro queste è la storia albanese degli ultimi tempi. Dal 1912, anno in cui cessa la dominazione turca, al 1922, l’Albania passa per ben dieci differenti governi: greco, principato di Wied, amministrazione ve-nizelista, francese, ecc., fino a che non viene proclamata repubblica indipendente. E’ inutile riandare le vicissitudini del Governo di Fan Noli e dei Reggenti del primo governo Zog, tutte funestate da continue rivolte e da disordini generali sino all’assunzione del potere, nel 1922, da parte di Amet Zog. In tale anno l’Albania si presenta povera, disordinata e disorganiz- Un aspetto ili Tirana zata, funestata da lotte intestine, tale, insomma, da non dare la benché minima garanzia ad un qualunque investimento di capitale estero. Pur tuttavia il consesso di Ginevra, in seguito all’invio di commissioni, riconosce che qualche cosa bisogna fare e lancia un invito ai finanzieri di tutto il mondo per la riorganizzazione economico-finanziaria dell’Albania. Nessuno ebbe il coraggio di fare un simile tentativo nella zona che poteva considerarsi la più pericolosa dei rischiosi Balcani, ad eccezione del gruppo finanziario italiano diretto da S. E. Mario Alberti. Sorsero così la « S.V.E.A. » — la quale concesse un prestito di 50 milioni di franchi oro al nuovo Stato — e la Banca Nazionale d’Albania, i due organismi dei quali ho già detto e che irritarono tanto certi critici, «sponenti di coloro che in altro momento ben si guardarono dal venire in aiuto dell’Albani a. Allorché ebbe raggiunta la sua indipendenza, l’Albania poteva an- ~ 91 ~