35o DE FATTI VENETI, 1616 c perche , allontanandoti dopo di là , rimanettero i nemi' ci ambigui delle fuc vere intendoni . Ritornouui con tutto l'efercito improuifamente poi , & andò quelita volta dirit- f. va P*i tamente ad accamparli fotto la Fortezza . Il primo pofto , che vi fermò di quartiere , fù in vn fito , che fcelfc opportuno , per impedire i foccorfi s facili per la via del fiume j diiìefe poi l’efercito tra Cormons , Medea , e Mariano per ifpatio molto lungo , e trinceroiìì , & eleuò terreno irL* suo friJi- forrna confiftente . Staua prefidiata la Fortezza da mille^ ducento Soldati, e vi era dentro Traumefìorf con Ricciardo Straffoldo e’1 Capitano , Giouanni Ferino Vallone . Pro-feguiuano i ¡Veneti nei lauori , benche incommodati , &; aflaìiti da Traumeftorf medefimo , il quale con più fqua-dre di Caualli, foucnte vfciaui , Li tormentauano anco dalla Fortezza le artiglierie , ed vn colpo tra gli altri , che^ andò à ferire Daniello Antonino , togliendolo fubito di vi-iunuu, ta 3 cagionò gran difcapito aH'Imprefa , & vna gran pailìo-ÌZfc!'° ne al Senato 5 che anco fecela memorabilmente apparire., in vn confpicuo depofito , erettogli nella Catedrale d’Vdi-ne , e con più marche di honore impartite generofamente ai fuoi fratelli. < Non ottante però li difturbi , e gl’ incommodi continui innalzarono i Veneti quattro batterie , fopra le quali piantati ventiquattro pezzi di Cannone, fi pofero à fulminare impetuofa mente le; muraglie ^ Mentre in tal guifa tentauafi di (palancare le vie agli affalti , e che già entrati gl’affalito-ri nel fotto , fi affaticauano à lauorarui mine fotterranee „ benche il fatto ritrouatoui , le impeditte molto , balzarono improuifamente ne’ primi barlumi del giorno li attediati fu 0-sMitad,' ri ; dierono adofso , e malmenarono coloro , che guarda-nnmà. uan i»0perc , e s’inoltrarono ad afsalire arditamente le trincee . Poco fi combattè 3 molti fi fuggì dal canto de’ Vene* ti in quel fiero , ed inafpettato furore . Il Giuftiniani me-defimo , che tra i più efpoiti trououuifi in perfona , corfe u grani rifchi di rimanerui , ò morto , ò prigione ; Ma il Lelio Mar Conte Lelio Martinengo difefe così brauamentc la bàtte-'p^/ria , douc fi trouaua , che tra le fpade , e le artiglierie , fuperò alla fine di rifpingere i nemici , e di obligarli a-* ritornare in Fortezza , lanciando diftefe però à terra quattro delle noftre Compagnie. e: ; ■ Reifò nel Campo il dolor del danno & il defiderio della vendetta , e due furono gl’afentati , che s’intraprefero .