542 DÌ’ FATTI VENETI, 16*4 ti , a rapir Galee , ed à tormentar , & vccidere publici Rapprefentanti . Molto Io affliggeano gli fprezzi , e gl’in-fulti , che intendeua con l’orecchie fuccedere di lontano ; ma li vicini , e quelli*, che hauea occafione con l’occhio proprio di comprendere ;, più ancora acutamente lo tormenta- # uano . Scòrgeua con fuo ramarico eftremo fopra la fortez-vS? za di Noui alla Marina li Cannoni lteiìi , eh’erano flati «7.”^' già tolti dalla Galea del martirizato Chriftoforo Valiero , ed iui trafportati dal Capitano di Segna per armamento del Luogo i e per trionfo di quella Magnanima Imprefa. Andò vna notte improuifamente à forprendcrlo . Malmenò quelli , che gli il oppofero ; 11 furore de’ Soldati non_, hebbe limite , e rimafeui adempiuto il principarintento di ricuperare il Cannone . Balzarono immediate in Campo le querimonie delTArciduca contra il Generale , perch’egli ha-ueffe hoftilmente occupata vna fua Fortezza . Ma con facilità rifpondeafi. Che non ft poteva addure per off e fa la ticupera del proprio , ouunque fi ri-troni . Che fino quando armò il Capitano di Segna la Fortezza di "Noni con le artiglierie Rapite Venetiane , fù quella njna fua faftofa disfida contra chiunque haueffe pretefo di andar/eie à prendere ; e che fe aiufio farebbe fiato lo andarut fubito , doueafi aferiuere ogni frapofiout ritardo à mento di rifpetto , e di patienzjn in attender fi la debita refiitutione . Ma niuno rifente più l’offefa di chi è auuezzo à offendere . Nulla reiìò pago Ferdinando delle ragioni , che gli furono à nome publico fatte fapere . Pattato ad vn’ecceiiìuo rigore » fermò le rendite ai fudditi Veneti , nel fuo domi, nio permanenti ; E gl’Vfcocchi più che più inuehiuano nelPIftria , mifchiandofi tra loro etiandio delle genti Arci-"Sw-ducali . Pcnetraronm coloro in numero di ottocento à danneggiare 9 & vccidere fenza alcun rifpetto vn giorno ; Ma folleuatifi li Veneti * furon loro dietro , ponendoli in fuga, Pr,Sf e facendo ardere Gemicale , e Cremonich . Erano quetti SLlluoghi di ragione di Benueuuto Petazzo , huomo inquieto , nw. e facinorofo ai Confini . Aggrauatofi di ciò coftui, fcaglioiTi armato alla vendetta fopra le Ville in Iltria d’Hofpo , e_> Gobrouizza s ma in vece di riiarcimento , fù rintuzzato da Popoli à fegno , che gli fù forza , mal trattato * di fuggire . Già, che il temerario non fi potè vendicare con l’ar' mi , procurò di farlo con la voce . Proclamò , è bandì Benedetto Legge , Proueditore allora de’ Caualli nella Proum-cia. , II quale prefto però liberoffene , poiché corfe ad in- cen-