208 de* FATTI VENETI *594 gtmolo , di affaticarli , per impedire P impeto del Popolo , e la rifolutione , già deliberata , del Parlamento . Vi entrò dentro Henrico, riceuuto , ed inchinato con alti gridi, e fe-fìofe acclamationi vniuerfali ; prima eflendo vfciti peraltro,» parte Vmena, e gli aderenti. Trattò egli verio ciafcheduno con atti humaniilimi di benignità, e di grana. Rimife, e per-* donò tutti gli trafcorfi, e rigettò, & abbollì il Parlamento 1* dettione , c’hauea già fatta d'Vmena in Luogotenente Generale , con tutti gli altri decreti , & editti pregiudiciali alla_» Reale fouranità. Arriuati poi gli Ambafciatori Veneti , e trouato in Henrico quelle aggiunte felici grandezze, hebbero occafione maggiore di rallegrai iene, e di attutargli più femore il contento della República . Egli teneramente abbracciatili, il eiìefe in pieni cordiali (limi ringratia.mcnti . Protetto di nuouo il fuo iene ac col- debito infinito , ed aiTicurò ne’ polìeri vn perpetuo riconofci-mento . Sodisfatti quei termini di fuifeerata officiofità, parti-Vf pmo. rono ìj Gradenigo, e’1 Deliiao di ritorno, e rimafe il Duodo a risedere ordinario in Corte, fucceiTore di Giouanni Moce-fia ordina- nigo , che hauea già terminato il tempo prefcritto alla cari-w‘ “ ca s publiche dimoürationi, che inuitarono , per la loro parte anch’eile le Città , e i Popoli più femore à rallignarli al lo-ro vero , e legittimo Signore ; ciò facendo anche il Duca di ’ Lorena ; il medeumo Duca di Guifa , figliuolo dell’ interfet-to , e l’vniuerfale de'buoni Prenci pi . Mi il come auuiene al Sole , quando più rifplende , che gli fi opponga nuuola maligna 3 così fù il Regno di Francia , nel colmo della maggiore allegrezza , in vn gran pericolo di nuouamente prorompere in vn’eitremo dolorofo pianto . Vn’ abietto , e non curato Giouine, ò mitigato , ò farnetico , che fotte , ardì vn giorno , mentre ¿I Rè trouauafi nel proprio Palagio , circondato da’fuoi dimeltici , di accoiìarfegli improuifo , e di auuentar-vinfiriugli un colpo di coltello alia parte della Golia , Si ritirò in UKi' quell’intfante la Maeflà Sua vn poco addietro , ma non può-te tanto , che non lo giugneile il ferro alla bocca ; non le ta-gliaffe il labro di fopra , e non le gittalfe fuori delle mafcelle due denti , Venne fatto il triito tormentofamente morire, lenza che mai confettar volette , nè de’ mandanti , nè del proprio oggetto . Solo glivfcì , ch’era fcolare de’Gefutti, fZ'ÌOS efpreffione , che interpretata contro di eiìi diede impulfoal */,an- Parlamento di farefentenza, fcacciarli, bandirlida tutto ilRe-gno , e confiicar loro l’entrate, e ibeni. ' ~V"..................In