425 MCCCCCIH, NOVEMBRE. onmia latius prsedicti oratores nostri tibi referrent et signifìcabunt ; a quibus etiam piene de adventu noslro et aliis apparatibus ad urbem, certior fieri pote-ris. In quibus omnibus, prò tua in nos devotione et observantia, ita te geras et exhibeas sicuti in le in-dubitalam gerimus eonfidentiam ; in quo rem nobis gratissimam efficies, et nos illud, singulari gralia nostra erga te, recognoscemus. Data in oppido nostro imperiali Kauffpurem, die penultima octobris, anno domini 1503, regni nostri romani decimo octavo. Ad mandatum domini regis propri um. A tergo : Magnifico nobis dilecto nostro, oratori ' veneto in romana curia. Di Spagna, di l’orator nostro, date a Per-pignan a dì 30 octubrio. Come, partito di Barcelona, come scrisse volea far, a di 25, gionse lì a dì 26. Fo dal re, e lo pregoe la prelongation di le ripre-saglie, dicendo esser stà fato danno alla Signoria nostra per ducati 9000, tamen non li è stà scrito a chi, nè da chi, nè quando. Il re disse era contentissimo per amor di la Signoria nostra prelongar ditte trieve per altratanto tempo ; etiam punir quelli hanno dannizato ; ma li libri di ditte ripresaje sono a Girona over Bar/elona, adeo si converà mandarli a tuor ditti registri. Dii ditto, di primo novembrio, ivi. Come, a dì 18 octubrio, el re zonse in quella terra, e quel giorno fece cavalchar bon numero di gente per veder di prender un certo castello di legname, lo qual haveano facto francesi ne le arene che sono fra el stagno et el mare, aziò che li zaneti spagnoli potesse-110 liberamente passar in Franza a tuorli le victua-rie che vernano condute al loro campo, come per avanti soleano far. Zonta che fo dieta gente ad esso castello, quelli che erano dentro, volendo tirar un colpo de artigliarla, messeno fuoco in la polvere, et abrusose immantinente dicto castello con quanti erano dentro. Ai 19 poi fece la majestà regia corer una moltitudine de zaneti in Franza per prender le vi-ctualie se conduceano al campo ; et cussi fecero, che preseno più de 60 homini, amazati molti, asportando copia assai de victualie. El che inteso per francesi, cognoscendo non poter remediar che ogni giorno non li fusse facto el medesimo ; visto che il re era venuto in Perpignano con grandissima gente con animo de darli bataglia, et che la impresa de Salses non era cussi facile come pensavano, per diversi rispedì fo determinato per loro retirarsi in Franza et / Diarii di M. Sakuto — Tom. V. tugir. Et ita, a dì 20, cominziorno ad aviarse. Unde, intendendo questo el campo spaglio] che era distante di Salses 4 boni miglia, se pose in arme et sequite el campo francese fino a l’intrar di la nocte. E il re che intese questa nova hora prandii, subito ussite di Perpignano con molla gente, et essendo venuto quasi apresso el rampo suo, che era dove prima trancesi stavano, li fo facto intender che, per rispelo de la nocte, el campo francese si havia firmato cireha un bon miglio lungi de là, perilehè, parse a sua al-teza de far che la sua fanlaria pigliase la volta de la montagna, cambiando tutta la nocte per serar el passo davanti francesi, et che le sue gente non si 196 levasseno le arme tutta quella nocte, ina stessono preste per far facto d’ arme, semprechè francesi si movesseno de dove erano; et lui ritornò in Perpignano. A di 21 poi, la matina avanti giorno, il re, armato in biancho, con el reverendo archiepiscopo de Saragoza suo fiol etiam armato, con tutti li grandi di questi regni, acompagnato da un grandissimo squadron de gente, se andò ad unir con el suo campo. Et zonto, trovò che francesi quella nocte haveano facto camino, andando tanto de pressa quanto la loro ordinanza pativa ; perilehè se mosse con lutto 10 exercito, seguendo quanto più polca essi francesi fino 12 miglia dentro de Franza, fin dove mai li potè agiunger per l’avantazo che haveano preso la nocte avanti ; i qual mai se firmarono fino che cum el loro campo intrasseno in Narbona. Unde el re, considerando la fanlaria havia cambiato tutta quella nocte et quel giorno, moria da fame et sete per non haver havuto modo alcuno de rinfrescharse, el che 11 homini d’ arme et zanetarj erano molto slrachi per esser stà armati 36 hore continue senza riposar mai, determinoe tornar indrelo. El ita, lassalo el campo suo non mollo longi da Salses verso Franza, vene a veder quella forteza, et da poi tornò lì in Perpignano la nocte, talmente che venia haver ca-valchato quel giorno più de 44 miglia nostri sempre armato de tutte arme da homo d’arme. El da quel giorno poi fin dì 28, non sequite novità alcuna. A dì 28 poi, che fo el sabato, tutto el campo spaguol posto in arme intrò in Franza, el messesi al cer-cho di un castello chiamato Leucata, il qual boinbar-dorono con 5 canoni, una colovrina el 6 falconeti, da la meza nocte fin tulto dì "29, nel qual tempo si reseno a la misericordia del re. Et lo illustre si- ■ gnor ducha d’Alva, capitanio generai, intrato dentro, donata la vita a tutti utriusque sexus, li fece partir subito de lì, lassate le loro case et robe; et immediate posti fuogi et opere ha facto spianar tul tc» 28