26. DE' FATTI VENETI Butintrò, con vn groflò numero di Fanteria, tutti s’incamina-J.;?1} ronocontrail Gattello S.Angelo,- màfuronuiancora qui ributti!/,! tati in modo, che toftoconuennero sloggiare, e ritornarfene all8 te sloggia- l’imbarco . L’Armata poi fi allargò dall’ifola; e i legni, chein_» -'■ queirinuafionelafciouui, fi rittrinfero in qualche femplice di-roccatione de’ Borghi; nell’incendio di alcune Chiefe, eCafe_», edin variedepredationi per la Campagna. Così!’ Armate,-cosìgli Eferciti fieri Ottomani continuauanoà flagellare i Regni, le Prouincie, el’lfoledella Republica; Così conquetteruine intimauano precipiti] generali al Chriftianefi-G„wmo;ecosìs ttandopureàMeiiina il General Veniero ,attendea MeiZ * per anco, che gli comparittero le non mai comparfe confederate parafo- Galee, egli continuando à infinitamente lagnarli di non faper, che rifoiuere di fe iteffo, Tempre folo, e Tempre derelitto, ed af-fliggendoiì il Senato de’ Prencipi , à tanti ttrepiti fonnacchiofì ancora , e mancanti nel bel principio à gli oblighidell’AlIean-( za , da loro così viuamente pregata , e bramata . Ne fcriue- ua à Sua Santità , ed efficacemente fupplicauala à follecitar la venuta in Italia , e à Medina di Don Giouanni : mà tutto era vano: tutto era tardo, per fermar quei mali ,che già correano rouinofamente all’ eccidio . Vna fola confidenza rimaneua a” t, Padri, che già oitrepattato hauendo 1’Armata Ottomana il Regno di Candia, e liberatolo da* foipetti, eda’bifogni , fottio itata , e fotte da colà frequentemente foccorfa 1’ attediata Fa-magoiìa, e pure anche in ciò s’ingannauano . Le atìrettate diligenze del Querini , che doueaui andar itu socccrfo per fona con le venti Galee , per feortarui li due Vafcelli, po-te^no adempire tutti gli sforzi dell’ hjmanità , non già fupe-^¿¡¡1 rar il tenor delle Stelle ,ò comandar alle tempettofe fortune ,che anche fuori di lìagione , per più fatale dettino , rinfacciauano indite continuamente l’vfcita da Porti, nèpermetteuano,che pcrnef-dJventi. (un modo fi potettero iolcar’ i Mari. Già fi ditte, che volò, che fi perde il Riuelino della combattuta Città»- Che fi difefe la Porta di Limifsò ; Che fi guarì dal puzzolente morbo del fuoco la nciatoui; mi i Turchi non mai definendodaH’armi, e dalTopere, haueano già ridotti à gi’vlcùni estremi quei derelitti Campioni di Chritto.Lauorau.ino i barbari ggf* fotto i loro piedi delle mine nel Caualiere vicino alla detta Por-Turch ta ; Faceano lo Itelfo nell’Arfenale , e in molti altri luoghi , fi»». j|aUeano eretto vn’ altro Monte di terra , di altezza eguaio alle mura , per dominare , e ferire à dirittura la Cortina^ . Dirimpetto al Torrione dell* Arfenale pur’haueano fabbricato in A