298 DE' FATTI VENETI. j^iQ vna volta , non iì replichi , potè la Maeftà Sua nuouamen-te infittere ; non già potè mutare la Repubiica dal già deliberato . Qui perduta la fperanza cercò di guadagnarli partigiani &li altri Prencipi della Prouincia ^ efporfe (penalmente al Pa-pa , & al Ordinai Nipote , tutte le più ftrignenti , ed allet-pa- tatrici maniere . Ma fua Beatitudine non fù meno zelante^ della Repubiica . Refifteui anch’ella ; Anzi non contentan-v' dofi di efTere inuincibile , volle far pruoua di vincere ella je ma*d» fteiTa gli altri . Mandò in Francia l’Arciuefcouo di Naza-iS£.;”reth , con incarico di procurare à tutto ftudio , chelaMae-fìà Sua deponeiTe i torbidi , che andauala ingombrando ; e benche non vedette bifogno in ciò con lo Spagnuolo di grande infìftenza , effendo egli quello , che deiideraua principalmente la pace ; ad ogni modo fpedì ancor’ à lui vrLj e;* ifr* Frate Teatino , per maggiormente confirmarlo nella fua lM’ buona intentione ; e che pari comprendeffero , amen-due quelle Maeftà il Zelo de i fuoi premuro!! Offi-cìj . Se però il Cattolico deiideraua la pace 3 non ometteua di alleftirfi alia guerra , Tra le militie , che oramai haueua vnito , & andaua vnendo » erano in procinto per pafsare_* dall’ Alemagna in Italia , e nei Ducato di Milano Tei mila 7/ ^ ri_ Soldati di quella natione , e bramofo 9 che la Repubiica concedefle loro il pafso , comandò alTAmbafciatore fuo qui à Venetia , Alfonfo della Queua , che lorichiedefse. Quello di Francia, Monfignore di Sciampagna, fù prefto à faperlo, e pretto ad opporuifi , & à dire nel Collegio. Che douendo la permifsione del pafso , ricercata dagli Spagnuoli , inferire danno all eno , e feruigio all’altro , haurebbe contaminatala Repubiica la fua profefsata indiff erenza , concedendolo a e dichiarandosi nemica divn-> prencipe tanto amico , edinterefsato fuo. Sopra quefta inftanza , non potendo per alcun modo il Se-tgRu*. nat0 contrauenire alla ragione , ed à fe ftefso, conuenne dati'- re la negatiua allo Spagnuolo j ma procurò farlo con ogni dolcezza 3 e deiterità . Tutta volta ie ne dolfe àltamente la Maeftà Sua . I sfogò più volte la fua pattfone . Più volte gli fi rifpofe con ogni termine di conuenienza , e di rispetto 3 e fe fi hauefse voluto vfeire à più , forfè , che gli fi haurebbe potuto far vedere perjgran fauore, l’indiiferenza , che vfauasi.