LIBRO PRIMO. 45 maffe dalla parte di Tramontana, e per l’inuito, e pel commo-do di alcuni Cafali, in forma di Colli, rileuati ad alto, non più 1 *70 lontani d’vn miglio , e perche le muraglie da quel canto erano per la loro maggiore debolezza più foggette à cedere . Variò nondimeno da quefto penfiero Muftafà. Si auuicinò ,e fi accampò dalla parte oppofta , in Spiaggia diftefatràla Fortezza, ed vanft% il Mare per tré miglia. Quiuieuaporò coftui la prima fua rab' bia contra le delitie de’ Giardini, e le piante degli Aranzi, e Ce- " dri, e conuerti in beneficio de’foldati, e de’Caualli, i fonti, e Tuuhi-i condotti dell’acque limpide , efoaui, chehaueuano feruito fino allora à dolcemente irrigar’ i Campi , e nodrir’ i fiori . Cominciò poi à innalzar terreni, e trincee , facendo , che li follecitati lauori di tanti, e tanti impiegati fecondalfero i’im-patienza delle fue impetuofe , e rigide iniìftenze . Glieli ritardarono però quei di dentro per qualche giorno ; Sortirono smiti improuifa mente più volte à turbarglieli, e corfero fopra le_> principiate trincee, ne batterono gran parte à terra, ed vcci- « V derono molti operarij, e foldati. In due formali fattioni ri-buttaron’anche valorofamente i nemici; e le Artiglierie^ , ,:j fioccando continuamente dall’ alto , gittarono in poluere tré Forti, che àSanGeorgio, Proypole, e Torredell’Occa, ha^ ueuano potuto erigere con incredibile celerità i nemici. Com-prefe da ciò Muftafà, che non eral’efpugnationediFamagofta per douer riufcire, nècosìfacile, nè così pretta ,• e tantomeno , quanto già principiauano à farli fentire li rigori deli’ In-uerno. Rifolfe, per allora l’iniquo Turco, di fofpendere !a_j e ]if/i faina. barbarie ; e nel mentre , che voleua prender tempo agli iffi'Z fpargimenti del fangue , procurò al folito con gl’ inchioftri ,tacihi* e con le lettere di fuperar la coftanza de’ difenfori . Scriffe a? Capitani, e mandò loro GiouanniLofomeno, fattofuoprigio-: ne in Micosi a. Efortolli placidamente ad arrenderli . Quando haueifero ftimato di non poter farlo da fe fteifi , eshibì loro tempo, e modo per fcriuer ne à Venetia, e riceuerne l’aifenfo . T entancio Si diede ancor’ all’inganno . Fabbricò lettere finte, che parca-Tc no fcritte dagli fteffi aifediati Capitani al Bailo Veneto in Co-niJieJJÌ-lìantinopoli, auuertendolo , che non potendo più difenderli , auantaggiaife la pace col capitolare la refa . Ma nè preghie- ì>ngam°' re, nè protetti, nè pericoli, nè abbandoni, nè inganni, potero-no mai vincere quegli animi inuincibilmente collanti . Anzi le fpeditioni, che fecero à Venetia, furono, in vece di ricercar’ il Publico aiTenfo, per arrenderfi, vna iìcura aileueranza, di non eflere per farlo, fe non con la morte, richiedendo (upplicheuol* G men-