105 invece riguardo all’armamento delle galee il Senato si scusò con belle parole, rammentando al Pontefice che le condizioni di Venezia, da quando era stata stretta la prima lega col Pontefice, erano assai mutate « per transgressiones illicitas et enormes Ja-nuensium emulorum nostro rum», che avevano costretto i Veneziani, e li costringevano ancora attualmente, a fai e il massimo sforzo navale per combatterli ; non potevano quindi assumersi alcun impegno di allestire una squadra, per piccola che fosse, per il gennaio dell’ anno seguente, come chiedeva il Pontefice, considerando anche « quantis periculis subiacent ipse nostre galee per fidem instabilem quam Januenses ipsi suo more continuo servare sunt soliti nobis et indifferenter quibuslibet mundi », come poteva far fede il contegno da sessi tenuto quando ancora erano in sospeso le trattative fra gli ambasciatori loro ed i Veneziani in Avignone, perchè, ad onta delle esortazioni del Papa di astenersi da ogni atto ostile contro i Veneziani, « in minus honoris ipsius domini Pape, spreto etiam sacramento pacis, nobis et nostris intulerunt graves iniurias pariter atque damna». Il Senato pregava quindi Sua Santità a voler ritenere scusata la Repubblica di Venezia « iuste et rationaliter », se si rifiutava di eseguire la sua volontà. 91. Con eguale fermezza e coi medesimi argomenti rispon- 91- Nuova deva il Senato alcuni mesi appresso al Pontefice che aveva ajieanza ,]a nuovamente richiesto la Repubblica di armare alcune galee per parte del Pon-la lega contro i Turchi, o di pagare una somma corrispondente te"ce" per poterle avere da altra parte. La guerra con Genova, che allora si avvicinava al suo stadio più acuto, impediva di attendere ad altre cure e, anche se il Papa anche avesse potuto ottenere dai Genovesi promessa d’ una sospensione di ostilità, « in promissionibus Januensium possemus ullo modo considere » rispondeva il Senato, « quia experientia fidei sue, retroactis et novissimus temporibus habita, patenter indicat quantum eis credere valeamus». Per la difesa di Smirne si protestano nuovamente disposti a contribuire con la somma di 3 mila fiorini, ma nulla più 1). ^ Senato. Misti, Reg. 26, c. 54 t.e, 1351, 31 marzo.