110 l’armata a Venezia; allora si sarebbe nominata nuovamente un’altra commissione inquirente di tre membri. Non si volle accettare nemmeno l’emendamento, proposto da alcuni senatori, alla parte precedente per conciliare la necessità d’una pronta giustizia colla prudenza necessaria per non eccitare disordini, e consistente in questo : « quod illi tres no-biles, qui mittentur, non debeant intromittere de aliquibus per-sonis quaa constaret eis Imbuisse de bonis derobatis valorem a ducatis C vel infra, quos tamen caute notare faciant, set nihil exigant ab eis », procurando attentamente di tener tal modo nell’eseguire questo mandato «quod nullum sinistrum, impedimentum vel periculum proveniat factis nostris, et quod per ea armata nostra non impediatur, arrestetur vel tardetur in aliqua parte vel loco ». Così dei suprusi e delle violenze commesse per la divisione del bottino di guerra non si parlò più, per allora, ma più tardi, essendo giunte al Senato querele da diverse parti su questo oggetto, ed avendo anche principi stranieri richiesto la restituzione delle merci dei loro sudditi che viaggiavano sulle galee genovesi catturate dal Ruzzini, il Senato aveva dovuto rispondere che gran parte delle merci delle galee genovesi era stata bruciata, « si cut palam est », e che quel poco che era rimasto ') « subreptum et occupatimi fuit per stipendiarios armate et dispersimi prout in tal¡bus morís est » ; la scusa era magra ma non s’era saputo trovare di meglio. Si riaffacciava quindi la necessità di regolare con disposizioni di legge la consuetudine che aveva fatto sì cattiva prova ed a ciò si provvide dapprima con ') Secreta Consilii Bogatorum. R. B. (II) c. 81, 1350, 3 dicembre. «Quod respondeat,ur Domino Archiepiscopo Mediolanensi et Corniti de Sabaudia et Domino Jacobo de Sabandia qui scripserunt pro restitu-tione aliquarnm ballarum pannorum et mercationum suorum fìdelium qui erant super una ex decem galeis Januensium capta peu nostros, quod sicut ipsi et totus mondus scire potest et snmus in guerra pubblica notoria cum Januensibus in culpa eorum et propterea diete sue galee cum mercationibus et bonis existentibus in eis intromisse fuerunt per nostras galeas, velut bona inimicorum nostrorum; de quibus galeis, sicut palam est, magna pars cum malori parte mercationum exusta fuit, et