59 cevano propalate in pubblico ed insinuate privatamente dagli ambasciatori genovesi e dagli altri loro concittadini dimoranti alla corte di Avignone, che cioè essi avrebbero iniziato le ostilità se i Veneziani non acconsentivano a rinunciare al traffico della Tana, perchè essi erano convinti, innanzi tutto, di mai violare i diritti di alcuno navigando fino a quello scalo, e poi perchè le pretese dei Genovesi erano contrarie ai patti giurati fra le due Repubbliche, nei quali patti era compresa anche la clausola che, prima di venire a guerra aperta, si dovesse presentare alla parte avversa un regolare ultimatum, mentre i Genovesi minacciavano di aprire le ostilità senza alcun preavviso. — « Quare, licet non possimus credere quod de sua fide defi-cerent in hac parte, volentes tamen amicabiliter certificari per eos de intentione sua », come altra volta i Genovesi avevano fatto in momenti di pericolo rispetto ai Veneziani, il Senato deliberava l’invio di una solenne ambasciata a Genova ed invocava dai Genovesi la stessa lealtà che i Veneziani avevano altra volta usato coi loro messi, « et si intendunt servare nobi-scum benivolentiam iuxta pacem . . . , promittentibus et facien-tibus eis hoc, sumus ex parte nostra dispositi, sicut hactenus fuimus, eos ut amicos et patres benivolos tractare pariter et habere ». — Nel caso in cui i Genovesi avessero espresso intenzione di conservare colla Repubblica di Venezia rapporti amichevoli, l’ambasciatore non avrebbe dovuto accontentarsi di assicurazioni orali, ma esigere lettere « sicut in casu simili vo-luerunt sui ambaxatores (dei Genovesi) a nobis », e tutte quelle altre garanzie che gli sembrassero più opportune. L’esperienza infatti aveva insegnato ai Veneziani, e lo affermavano solennemente in una deliberazione del Senato, ad essere sommamente diffidenti con simili avversari che a mala pena rispettavano le convenzioni scritte e che non si sarebbero fatto il menomo scrupolo di violare una promessa verbale. Durante queste trattative diplomatiche non si doveva però tralasciare di prendere efficaci provvedimenti per la sicurezza dello Stato e dei suoi commerci, tanto tenue era la speranza che si nutriva nel successo di quest’ultimo tentativo d’accordo.