58 litigio fra i Cristiani e l’imperatore dei Tatari, i Veneziani, a richiesta dei Genovesi, non avevano esitato a stringersi con essi in lega « velut cnm fratribus », « nolentes cum ipso Imperatore, licet potuissemus cum prerogativis quam plurimis, sine eis modo aliquo concordari ». Continua quindi nel rinfaccio dei benefici arrecati a Genova, che ora si dimostrava tank sconoscente, e la storia delle relazioni fra le due Repubbliche, negli ultimi anni che precedettero il 1350, è passata rapidamente in rassegna. Si rammenta che altra volta, trovandosi Genova in condizioni tristissime, « propter varias persequutiones imminentes », il Senato aveva dato ampia sicurtà all’ ambasciatore genovese (mandato per avere affidamento dalla Signoria che, ad onta delle ostilità passate fra le due repubbliche, Venezia non avrebbe approfittato delle angustie della rivale per vendicarsi), che, « non ha-bentes respectum ad alia », i Genovesi sarebbero stati trattati amichevolmente, anzi fraternamente; inoltre, quando fra l’imperatore di Costantinopoli e i Genovesi era scoppiata la guerra dalla quale essi erano usciti malconci, i Veneziani, quantunque stimolati incessantemente dall’imperatore ad unirsi ad esso ai loro danni, non s’erano mai lasciate indurre ad alcun atto di ostilità contro i Genovesi, anzi, avendo questi richiesto insistentemente il Senato sulle sue intenzioni pacifiche a loro riguardo e se nulla avessero a temere per mare o per terra dai Veneziani in Oriente, s’era risposto che stessero pure tranquilli, ed ai sudditi veneziani veleggianti nei mari d’Oriente si era ingiunto di non recar molestia alcuna ai Genovesi e di continuare a trattarli benevolmente. E da ultimo, quando il Pontefice, temendo che per alcune ostilità fatte ai Veneziani dai Genovesi, quelli trascorressero subitamente a qualche atto di rappresaglia, la Signoria non aveva esitato a mandargli ambasciatori che rassicurassero lui ed i legati genovesi sulle loro pacifiche intenzioni ; « ex quibus omnibus », si conchiude, « satis evidentissime comprehendere possunt quod nostra intentio nunquam fuit verbo vel opere disposita ad aliquam iniuriam vel offensam eorum, set potius ad pacem servandam et ultra pacem, ex parte nostra omnem caritatem, dulcedinem ampliandum ». Quindi avevano recato sgradita sorpresa le voci che si di-