48 potrà fare assegnamento nel momento del pericolo, e quindi opera una specie di mobilitazione sotto il semplice pretesto di abolire un abuso che « contradicit », è nella parte del Senato, « bono et intencioni nostre ». 37. Gli am- 37. Mentre si deliberava questa serie di provvedimenti di Lasciatoli ve cara^ere.militare, eli ambasciatori veneziani Nicolò Pisani, Pan-neziam alla ... ., . Corte d’ Avi- crazio Zorzi e Giovanni Steno, erano già alla corte pontificia, schermaglia ec^ ® logico ammettere che, almeno per ciò che riguardava l’ac-diplomatica. cordo coi Genovesi, la loro missione non fosse troppo fortunata, se a Venezia contemporaneamente si affilavano le armi per la imminente guerra con Genova. Ma, come più sopra abbiamo detto, il Senato non doveva nutrire troppe speranze di lieto esito a questo riguardo ; anzi oseremmo dire che la Signoria non desiderasse nemmeno un accordo, e lo deduciamo dal fatto che, per quanto concerne le trattative coi Genovesi, oltre le brevi istruzioni date fin dal 15 febbraio agli ambasciatori veneziani, istruzioni, che, come abbiamo osservato, escludevano quasi la possibilità di una discussione, perchè proibivano agli ambasciatori veneziani alcuna, concessione intorno ad un punto sul quale ben difficilmente i Genovesi sarebbero stati disposti a cedere, nessun altro accenno troviamo ad una possibilità d’accordo cogli avversari, mentre precise e minute sono le istruzioni che riguardano la lega contro i Turchi e la questione delle decime. — Le pretese dei Veneziani dall’ una parte e dei Genovesi dall’ altra erano assolutamente irriducibili, e poco o nulla poteva giovare anche l’intervento pontificio, del resto non sempre perfettamente imparziale. Purtroppo la mancanza di quasi tutte le lettere degli ambasciatori veneziani alla corte di Avignone (una sola ce n’ è rimasta di cui diremo appresso) ci impedisce di poter seguire le lunghe trattative diplomatiche che si trascinarono senza risultato dal marzo al luglio. I veneziani, che avevano preciso mandato di non cedere sulla navigazione del Mar Nero, si incontrarono coi Gènovesi che avevano certamente uguali, severe istruzioni, quindi tutto si ridusse ad una incessante perorazione dei propri pretesi diritti dinanzi al Pontefice ed ai cardinali, e ad un subdolo lavorìo per trarre alcuni di questi alla propria parte