133 ma le spese avrebbero dovuto essere sostenute per due terzi dalla Repubblica di Venezia e per un terzo dal Re d’Aragona; da designazione dell’ammiraglio di questa flotta sarebbe spettata al Re di Aragona. Questi avrebbe dovuto tenere « armatas et paratas » 18 galee, per 12 delle quali la Repubblica di Venezia si obbligava però a pagare 12 mila fiorini di Firenze « boni et fini auri rectique ponderis » al mese, in ragione quindi di mille fiorini per galea, e la decorrenza per il pagamento di questa sovvenzione mensile sarebbe trascorsa dal giorno in cui le accennate galee « facta salutatione solita et tempore solito ..., a portubus seu plagiis in quibus armate fuerint... recesserint ratione guerre predicte » e sarebbe durato fino al giorno in cui in qualche porto fossero poste in disarmo. Tutto il bottino che colle accennate galee si fosse per acquistare in futuro si sarebbe diviso fra le parti belligeranti in ragione di un terzo al Re d’Aragona, quindi proporzionatamente alle spese che egli doveva sostenere per l’allestimento delle galee armate, e di due terzi al Comune di Venezia che avrebbe nominato « unam bonam aut plures personas prout eis videbitur » per fare i pagamenti accennati al Re d’Aragona ed insieme per ricevere quella parte di bottino che spettasse al Comune di Venezia. Ogni anno, per tutta la durata della guerra, al principio della primavera, veneziani ed aragonesi avrebbero dovuto armare 30 galee in modo da averle pronte per la fine di aprile, le quali galee sarebbero state ugualmente equipaggiate d’uomini dal Re d’Aragona, ma solamenté di 10 egli avrebbe sostenuto anche le spese; per le altre 20 avrebbe provveduto il Comune di Venezia « in quibus quidem triginta galee XVIII° iam diete totaliter includantur seu comprehendantur in numero earumdem», con piena facoltà però alla Repubblica di Venezia di poter equipaggiare, qualora lo volesse, oltre le 18 galee accennate tante quante bastassero a raggiungere il numero di 30, a condizione sempre che tale squadra fosse pronta nelle acque di Sicilia per la fine di aprile. Queste galee non avrebbero dovuto passare in disarmo che dopo la fine di settembre di ogni anno. Se però i Genovesi armassero un numero tale di galee che le squadre veneziane ed