81 pitano generale i pieni poteri, entro i limiti segnati dalla sua commissione, per il comando di tutte le galee veneziane armate e disarmate, « de quibus (navigiorum) omnibus et parte ipsorum possit mittere, ordinare et disponere sicut pro honore et bono nostro providentie sue, habendo semper in omnem partem re-spectum, ei utilius apparebit : salvis capitulis commissionis sue et biis que sibi per nostrum dominium quomodolibet manda-rentur » ; si passa quindi alle istruzioni militari per la campagna navale eh’ egli dovrà condurre e gli si ordina di cercare; non appena avrà lasciato Venezia, di unirsi colle altre galee veneziane che formavano parte della squadra del Golfo o che si trovassero anche altrove; insieme procurerà di raccogliere, della gente d’arme e delle galee, che le città dalmate, secondo gli ordini avuti dalla Signoria, avrebbero dovuto tener pronte, quante più potesse « non retardando propterea viam suam », ma dirizzando le prore verso Modone, « faciendo die noctuque, cum qualibet promptitudine, posse suum ut celeriter illue vadat, eo quod facta nostra in acceleratione presentís vie sue multi-pliciter consistere dignoscuntur ». — Scopo precipuo della sua azione "navale doveva essere la distruzione della flotta che i genovesi avevano allestita per combattere i Veneziani, incontrando la quale avrebbe dovuto dare battaglia « cum illa securitate et cautella que sue prudentie videbitur » ed « ipsam armatam in-tromittere, capere, damnificare et offendere toto posse », facendo ugualmente per. tutti gli altri navigli in cui si imbattesse, ma senza perdere di mira il fine ultimo, cioè la distruzione dell’armata genovese, che non avrebbe dovuto essere ritardato per dare la caccia agli altri legni genovesi « maxime pro levi re ». Se, nel percorso da Venezia a Modone, non s’imbattesse nella flotta genovese, avrebbe dovuto recarsi senz’ altro a Modone, « studiose perquirendo et perquiri faciendo de novis eius-dem armate », e, se essa ancora non fosse passata, scaricate le merci a Corone e a Modone, secondo la maggiore opporunità, avrebbe dovuto impedire che l’armata suddetta passasse nel mare Egeo, « ymo ipsa et omnia alia navigia, personas et bona Januensium totis viribus intromittere, offendere et damnificare.. . semper cum salubri provisione et cautella sua et gentis sue ». ' Brunetti. — Contributo alla Storia delle relazioni veneto-genovesi. 6