MCCCCCIU, DICEMBRE. 524 per andar a lar* rebellar certo castello posseduto 24G* da’ spagnoli, et fata ogni experientia, non havendolo potuto obtenir, volea ritornar lì a Brandizo; ma quel governador, visto si partì senza licentia non lo volse più aceptar, et ritornato a uno suo castello, fo preso per spagnoli. Item, in quela provintia ogni dì li afi-cionali sono a le mano sachizandosi l’uno e l’altro; e poiché molti foraussiti viencno lì in la terra, e stà devedate le trate soto pena de la forcha, adeo, si ’l non fusse il porto, stariano mal. Hora par che, insieme con Ector Zurlo francese, che era alozato lì, sia monsignor di la Mota, homo di auctorità, venuto da Venecia, qual sta incognito e solo man di sui compagni di lì, il che non saria da suportar ; vede-rano saper la verità et l'arasse provision. ■ Item, è passati de lì 14 stratioti di quelli di Alexio ben a cavallo; vederano si arà auto licentia. Item, è stato a veder il castello di la terra, opera siugular e pochi pari se ritrova in Italia de forteza, et è ben tenuto; ha trovà le arlilarie ben disposte, e nel revelin da driedo, Mathio da Zara contestabile li mostrò uno pozo in fondo del qual é uno palmo di aqua, et piedi do1 di sopra è una porta che intra in uno socorso alto a la statura de un homo, quale va fuora in campagna, e responde solo l’aliar grando de una chiesia miglio mezo di la terra. Et esso contestabile li ha ditto è andato, e par che ad nitro tempo non sia stà scoperto ditto socorso. Aricorda non è da tenir per niun modo cussi vacuo; ma esser serato, perché al presente non se poria sperar socorso da quella banda,anzi nuoceria grandemente; che se inimici venisse solo la cava, con pochi barili di polvere che li rnetes-seno, ruineriano bona parie dii castello. Item, li compagni dii predito dixeno è mesi 6 non hanno auto danari, sicome quel governador il luto à scrilo. In questo Pregadi fu poslo per loco savj, che per honorar il Cardinal ltoan qual vien di Roma, sicho-rne altre volte li é stà fato, se mandi uno di nostri rectori di Cremona, quali sarano proposti da esser balloladi per questo Consejo ; et vadi con quella commissione li sarà data ; vadi con 20 cavalli et do sta-fìeri et habi al mexe ducati 200. Ave 10 di no. Et fono balotadi li do rectori, e rimase sier Hironimo Donado doclor podestà, 147 ... 9 di no, et sier Polo Pixani el cavalier capitanio, ave 45 ..., 1 IO di no. A dì 12 degembrio. In Colegio. Vene l’orator di Pranza, qual disse di la nova di eri di la morte dii re, e che havia convenuto andar fuor ili caxa per mostrarsi. Il principe li disse era zanze. Etiam fo ditto in Colegio la chiesia era piena, e fo mandalo uno secretario a dir nulla era.' 247 Vene l’abate de Coleonibus episcopo di Zervia, qual va a Roma, e fo mandato per lui acciò dicesse al papa la bona mente di la Signoria nostra eie. Disse feria e ben, e che ’l papa e più magnanimo e à più cuor che mai homo havesse, e sa che l’amava queste Signoria, e al tempo di so affanni, quando partì da Roma per la persecution di papa Alexandro, li disse : « Abate Cojon, s’io havesse uno pan, lo partiria con li, » però spera'operar ben, ma non promete e si vedrà. Et fo ordinato al sai li dagi ogi li soi danari. Vene il legato per cosse particular di benefìcj, qual si scontrò con ditto episcopo, e li tocliò la man, e disse al principe : « È di la fameglia dii papa etc. » Poi si lamentò clic quella neza dii papa che vien di Fiume, et che ’l signor Francescheto nepote dii papa, che fo a la Signoria et è partito per Roma fato capi-temo di la guardia dii papa, la ricomandò a uno suo, et andata a Padoa per voti al Santo, eri li signori di note la volseno tuor, e naì’ò il modo che la fu tolta a Fermo per Levoroto etc. Or fo mandato per li signori di note, e visto non era seguito, solimi comandato andasse con lo marito. Qual é qui, et il legato pregò fosse retcnuto; e cussi fo retenuto subito, eh’ era di fuora l’audientia e posto in prexone. È nominato Zuan Baptista Foriero da Fermo. Vene l’orator yspano, qual fè un gran discorso, et che la Signoria sii certa li so’ reali mai lasserà il reame di Napoli e che ’l fa per quelli ; e per la Signoria star ben etc., e che non si credesse di re Fedri-co, perchè il re di Franza fa come quello che disse : « Vojo dar al mio fìozo dii pan di mio compare ». Poi disse, tacite, è bon intendersi ben insieme ; si questo par sarà in proposito nostro, e che si considerasse tal parole ; e fin 8 zorni harìa qualche aviso che potria parlar più chiaro. E il principe li usò bone parole, comemorando quello se li havia lato in questa guerra, lassa passar li fanti alemani per mar, lassar trar di qua etc., scrito dagi recapito a soi in li nostri porti ; tamen, havevamo et havemo la liga con Franza ; altre parole fo usate ben al proposito. E lui orator voria far liga con la Signoria nostra e li soi reali; ma non la disse: poi ricomandò il castelan olim di Faenza. Vene il castelan olim di Faenza con Vicenzo di Naldo, e il principe li disse tandem, non per promesso, ma per nostra munificenza, li volevamo dar, oltra ducali 500 l’à ’uto, ducali 4000 ogi, e si poteva contentar; et il castelan di Bimano non ave ducali