631 MCCCCCIII, DICEMBRE. 632 ussir, e cussi sono ussiti a sie al zorno, e ordinato vadino fuor dii territorio. Itrm, domino Hector Zur- lo baron de Basilicata foraussilo, (è) capitato de li, alozato in caxa de l’arziepiscopo homo tuto francese. El qual Zurlo tene praticha secreta con dilli 24 stratioti, e fati andar fuori prometcndoli danari, e à desviato solo man alcuni di quelli provisionati el zercha 20 homini di le nostre 3 galie, e zerchava averne di altri, tra li qual era uno suo compagno di stendardo e il calaphao. Et eri, a bore 23, si messe a cavalo tutto armato con la compagnia e altri cavali 14 per andar fuori, e si fosseno stà uniti, sariano stà da cavali 60. Et per obviar tal scandolo, fo col governador, acciò il gran capitanio non lo sapesse e non venisse a dannizar etc. Feno serar le porle, e retene per quella nocte dieto Hector, condolendosi etc., e mandò a far comandamento a li stratioti erano apresso le porte, che in pena di la disgrafia, in termine di un hora ensino di quel territorio; e cussi essi si reduseno a Coversano. E poi il governador mandò a dir a ditto baron 1’ andasse a suo piacer, qual mò non s’incura. Sichè, si cri l’andava, in do zorni haria trovato più di 200 cavali e bon numero di fanti, e si aria unito con domino Aloysio d’ Arsa franzese, e haria voltato tutto quel paese. El qual Alvise d’ Arsa a li dì passati, con cavali zercha 300 e fanti 700 e bon numero di artilaric, prese per forza Spinazola con ocision di molti citadini ragonesi, per la qual cosa veneno in remor in Andre li ragonesi con anzuini, e fo mandato per li ragonesi a tuor socorso a Barleta, e vene persone 200, e con ditto favor cazono la parte adversa e levono le bandiere yspane. Et cl vice re di quella provintia sta molto anxioso, et par non possi patir elio lì a Brandizo si dagi recapilo al prediclo Hector Zurlo, e scrisse a lui proveditor l’altro dì, dolendosi di l’aceptar si fa di Ibraussiti. Al qual rescrisse recordandoli quando lui era perseguitato, che lì se redusse, e de li honori factoli ; e che de lì non si fa machination alcuna, ma è qualmente in le terre di la Signoria noslra, si cha-reza tulli di 1’ una parie e l’altra. Pur non voleno dar le Irate di formenti per quella cità, e sarà carestia ; scriverà al vice re per averle. Da poi disnar, li savj fono in Colegio el iterum uditeno li oratori di Arimino, solicitando loro pcti-tione. Etiam fono su li capitoli di oratori di Faenza. Et fo Consejo di X. Fo expedito Marco Negro qual dè un schiafo a uno orator di Brexa, videlicet che ’l compia mexi 6 in prexon. Item, voleano far gratia a sier Alvixe Barbarigo qu. sier Antonio, bandito alias per voler cavar suo fio Eetor di pre- xon. Et perchè è parte strettissima, videlicet lutti quelli era nel Consejo di X che ’l condanò e quelli sono al presente, però è da creder mai haverà il numero; el voi tutte le balote. Item, feno li capi di X per il mexe di zener, sier Francesco Falier, sier Domenego Beneto, et sier Lunardo Grimani novo. A dì ultimo dezembrio. In Colegio. Vene il conte Zuan Francesco di Gambara con domino Julio di Marlinengo, e narò la sua cossa contra il podestà di Brexa, che per haver 1’ arma da lai lo batè e lo inzuriò; et qui justifichosse assai. Or il principe li disse era commessa la cossa a 1’ avogaria et ivi andasse ; saria aldito. Veneno 6 oratori per nome di caslelani di la Patria, el dii parlamento con molti allri caslelani, et etiam 4 oratori di Udene el molti villani, per gran confusion è in quella provintia, coinè se intese per lettere del nostro luogotenente drizate a li capi di X. Et parlò domino Francesco di Strasoldo, narando che, volendo far nel parlamento certi citadini facesse l’bordine di quanto si à tansar per li mioramenli fa li villani etc., par siano sublevati molti villani in sete a 500 et 1000 al trato contro loro caslelani, mina-zandoli amazarli tutti ; però si provedi ; e sono alcuni in Udene li ajuta e mantella. Or poi parlò domino Rizardo de Fontebono, dicendo : « Infunde iram tuarn in inimicis y> e non in villani, difendendoli assai; et che haviano fato adunalion per elezer li soi a venir al conspeto di la Signoria nostra, e parlò longo. Or il principe usò alcune parole dimostrando aver mal queste adunation, voltandosi verso questo domino Rizardo con gran parole; et che li capi di tal sedition sariano puniti ; et che li villani dieuo esser villani, nè si poi redur senza voluntà dii luogotenente; e ordinò tutti andasseno via, et si scrive-ria al luogotenente la voluntà nostra et quello vo-leamo facesse in tal materia ; sichè questi per li villani bassi si parlino etc. Fo balotà il marchado dii sai fato col signor Pandolfo, qual vende il sai 1’ ha a Rimano a la Signoria noslra a bolognini 23 il sacho ; et voi pagar quello dia dar a la Signoria nostra per il debito l’havia de sali tolti, e il resto aver in contanti. Nè alcuna lettera fo leta in questa matina, salvo una de Udene dii luogotenente; il sumario dirò poi. Da poi disnar, licet fusse domenega, fo Pregadi; et leto le lettere, referi sier Nicolò Foscarini venuto proveditor di Romagna. Primo: tutto quello referì in Colegio, et questo di più, come Faenza ha parodile 21 ; el vescovo, è bolognese, vai ducali 500 ; 3 300*