MCCCCCIII, NOVEMBRE. m veder di allri bencfiej por 1’ hospedal di Santo An Ionio, per il qual la Signoria volea la badia di Sexlo eie. Et zà per Pregadi al prefalo cardinal era slà dato il possesso. Dii cardinal Grimani a la Signoria nostra, di 8, datce Roma in paìatio papa. Ringratia la Signoria averli dà il possesso di l’abatia di Sexto ; si oferisse far col papa per Santo Antonio eie. Et per Colegio t'o scrito a 1’ orator nostro vedi aver tanti benefìcj allri primi vachanli per el ditto hospedal. Et tal lettera fu facta per le solici Li tion di sier Polo Barbo procurator etc. Da Roma, di V orator nostro, di 10. Come in quella matina el cardinal San Zorzi havea disnato col papa, e poi disnar vene el cardinal di Volterà fiorentino dal papa, dicendo aver nove la Signoria havia auto la Val di Lamon e la rocha di Faenza, et che quella si voleva insignorir di la Romagna e di le terre di la Chiesia, el che non era di soportar ; et che lui cardinal San Zorzi li rispose in favor di la Signoria nostra, dicendo la feva bene, perchè essi fiorentini si voleano insignorir, et che veniliani sariano obsequentissimi al papa etc. ; et che ’l papa l’udite attente, et che Volterà disse: « Sancte Pater, non è da creder cussi a’ venetiani etc. ». F.1 qual cardinal San Zorzi, subito partito di palazo, mandò per 1’ oralor nostro et li disse questo. El qual lo rin-gratiò assai. Poi dillo cardinal -disse aver scripto a Bologna a’ soi nepoli vengino a Ravena, pregando la Signoria voy abrazarli e ajutarli ; et che pur habino il viver etc., sarano contenti esser soto la Signoria nostra. Item, havendo inteso lui orator si diceva il papa aver spazato alcuni brevi in Romagna in favor di Valentino, andò a palazo e non fo admesso dal papa perchè era occupato zercha le cosse di la soa incoronatione, dicendoli venisse poi la malina sarà aldito; eh’è signal soa santità non à (a) cuor tal cosse li vien ditto. Dii ditto, di 11, hore 20. Come lo episcopo di Aste à lettere di campo, di 8, che francesi, volendo passar il Garigliano, haveano posto l’artilarie a le rive, adeo spagnoli non si poteano acoslar a resisterli. Et cussi ne passò di là 500 fanti, e hanno fato uno .ponte largo 28 palmi. E questo moderno conferma l’arehidiacono di Mantoa, con dir el marchese, era a Trajeto amalato, si dovea far portar a Gaeta, licet el voleva più presto venir a Roma ; ma il cardinal Roan non voi sentir di questa parola che ’l se parti e vengi a Roma. Tamen si dice spagnoli è contenti che passino di là, acciò più patiscano per caxon di le victuarie. Item, li oratori dii re di romani non sono d’acordo, zoè li do primi, zercha il promuover dii tratar di pace con Spagna e Franza, e par che missier Philiberto lui solo la voi Iratar col cardinal 150 Roan. El qual Cardinal Roan, à inteso per via di Pan-dolfo Petruzi, à mandato uno sfojo bianco sotoscrito di sua mano al conte di Pitigliano governador nostro etc. Item, che il ducha di Urbin si. aspeta U a Roma, e come li ha ditto el suo agente, vien con mal animo conira Valentino, e zonto el sia, esso orator lo visiterà e schalderalo più a questo. Dii ditto ', di 11, hore 4. Come fo dal papa, qual li disse che la Signoria nostra sempre quando era in minoribus 1’ havea amato e hora ajulato a farlo papa, però pregava quella el volesse mantenir con honor in sedia, dicendo che per molte vie si li diceva la Signoria toleva li stati di Romagna aspe-etanli a la Chiesia. E che il cardinal Roan, Volterà, Ferara e qualche un bolognese non cessavano querelar di questo, dicendoli soa santità esser venitian, et non suporti, et che a li soi bisogni non saperia rico-rer ad allri cha a la Signoria nostra. Poi disse quello fa la Signoria in Romagna contra Valentino la fa ben per chastigarlo, et che era di questa opinion che Valentino non havesse un merlo in Italia : li bastava esserli perdonato la vita e li danari robati a la Chiesia, i qual crede sia molli zà spesi etc. Et disse: « Domine orator, lassate dir chi se voglia ; da nui non averà alcun favor ». Concludendo : « Prego la Signoria vogli ajutarne ad recuperar le terre che son di la Chiesia » etc. e altre parole di tal substantia. E l’orator sapientissime li rispose, dicendo la Signoria nostra non solum di le terre 1’ aquislava in Romagna state dii Valentino, ma etiam di le sue proprie soa beatitudine poteva disponer e comandar; et che quella dovesse mostrar a la Signoria nostra il bon animo di soa santità, e non admeter li malivoli e de-tratori che mai manchavano calumar quella illustrissima Signoria etc. II papa rispose: « Domine orator, non dubitate, siamo colonna immutabile verso quella Signoria, e quando ne sarà ditto alcuna cossa, volendo certificharsi ; ancora non lo crederemo ben ; e semo contenti siamo chiamato venitian, perchè, al ’ bisogno, posamo dimostrar verso quella Signoria esser venitian. Tamen, volemo per honor nostro le terre di la Chiesia ritornino a la Chiesia, zoè quelle sono immediate, et le altre siano di soi primi vicha-rii etc., però pregate quella illustrissima Signoria ne ajuli ad rehaverle ». E con tal parole tolse licentia da soa beatitudine. Aricorda esso orator saria bon scriver una bona lettera a soa beatitudine, et etiam al cardinal San Zorzi zercha la pralicha de li nepoti, e