462. DE’FATTI VENETI. coftui,Entrò nella Valle,iènza timor nè rifieifo.Gli fi ferono impróuifa-mente incontro con gente armata paeiànaGiouanni Conte, Bartolomeo Coleone, e Leonardo Martinengo, e tanto rifèntitamente affa* MUanefi'in ^roni°> che non folo il fermaronoà mezzo il coriò, ma lo ruppero, e Vcticamoui. lo disfecero con molta ftrage. Solleuò per tanto quefta lieta, e non.» * atteià nouella il Melata dal più profondo de’ trauagliati peniìeri, ed af pirò immediate à non più contenerti chiufò nelle muraglie di vna Città, che, fe gli copriuanola vita damarmi nemiche, pareagli ch’eiponef iero il fuo nome à più acuti mortali rimproueri, Chiamò dalle Valli, e da tutti gli altri luoghi, ancor foggetti, vn numero maggiore, e più icelto di gente5 RaifegnòinBrefciatuttele militie pagate 5 Conuocò il Popolo,& adunati i Principali, con efficace diicoriò cercò pervaderli di trariì fuori da quelle pietre, fiate Carceri fino allhora della virtù Joro intrepida. Parlato, clfhebbe, e ch’offeruò, & vdì dalle voci, e da-TAeiatacjce gli atti applaufibili Tvniuerfale preparato àfeguitarlo, vici alla Campa-ivTvUino e benché nel camino veniife pizzicato più volte da qualche, agguato , imbofeata, fùperò, non interrotto,di giunger’, efehierarfi vicino à fe TSTZ Pafferiano, e Paderno,da Rouato non molto dittanti. Quando vide, nouato, e fi il Piccinino quella rifoluta comparfa, grandemente ftimolla. Si tolfo í“fcn¡tCo°idallaffedio,etrafportatofiàCologna,equiuitraimonti vicinidiftri-sfidario. buita molta gente inpiùnaicondigli, ei fi diftefe in gran pianura co’l cr,nana £ p°^° del Campo, e preteiè in quella forma d’impegnar! noilri alla. ¡attaglia, battaglia nel mezzo. Non pero eifi,benche inferiori di numero, e di qualità perderono il cuore all’auuicinato cimento. Anzi già prima, che di partir da Breicia, difpoflifi à non temerlo, vi fi ipiniero dentro con tutto il coraggio. Non volle il Melata, che vi entraffe di primo lanzio tutto l’eièrcito, perdeluder’anch’egli l’arte con l’arte. Ne auan-zò vna fòla portione, e pofeia l’altre, fecondo il bifògno, andò fpiccan-dole frefche, e non ftanche à miichiaruifi. Tale ben’ordinato appuntamento notabilmente ancor conferì conforme al difègno. Vrtaro-noqueile fquadre nouelle nelle nemiche imboicate, elortolto il modo di aifalire non aifalite, non poteron godere del concertato van- ii fiacca la taggio per vincere. Si principiò la battaglia nello {puntar del mattino; Jcrirò apo- ^ combattè fino quafi alla fera ; finalmente il nemico più molto danni-ea difparit à ficato, primo ftaccatofi, ritornò à Cologna, e i Veneti parimenti refti-tuitifi à Brefcia, trouaronfi baftantemente contenti dell’atèedio tolto à Rouato, e di hauer’in parte mortificata l’alterigia,più non tanto iattan-te,del General’aiuierfario. Rallegraronfi molto i Brefciani dell’euento affai proipero, e per dar loro più cuore ancora fi procurò amplificarlo. Quefta voce di gran vantaggio mifteriofamente diuulgata in Brefcia,, voio à Venetia. La fama, ¿correndo, aumentolla. Qui tutto il Popolo, infinitamen te dinoto, l’accrebbe ancora con la mifura del fuo defide-rio ; e riceuutala in fine per piena vittoria ottenuta, diuenne nell’alle- grez-