7io DE’ FATTI VENETI. Triuultio, e t affoluej[e dal bando, e confifcatione de beni. Che fi reftituijfer 01prigioni. Che ad Ercole Duca di Ferrar a fi confi-gnaffe per pegno delle cofe accordate la Rocca diGenoua. Chea Venetiani fojje nferuato il luogo di entrar nella pace indueme/l profsimi $non entrandoui,che fojfe libero al Rè l’attaccarli^ fojje ilDucaobligato di effer con lui. E finalmente douejje intender fi diragton del Duca me de fimo tutto ciò ^che fi acquiflafife de Ila Repub Ite a . Violentò Carlo à tal pace la fouradante perdita di Nouarra. 5 mtiut, che ma ve lo fpinfè più ancora vn graue pericolo alla iùa ileiTa Reai perfo-T/pÌce'if na di mezzo iniorto. Tardarono gli Suizzeri chiamati5 e vi comparue-ro nel tempo, che maneggiauaniì gli accordi, eccedenti molto oltre:, al numero ricercato, e iùppofto. Il Rè in gran bifogno, per gli dipendi]’ graui di quella guerra, non hebbe à fodisfarli il denaro badante,. Penetrò, che, coloro, feroci, & indomiti, haueano vna notte battuto confulto di farlo prigione, e perciò fi rifòlfe, e trattò, e conchiufè coir, Terche ¡1 Lodouico, econleconditioni predette la pace. Non volle il Senato dentro comprenderli per due rifpettL L’vno, della dia profedata fin-cfla. cerità, che non concedeagli di far’alcun paffo, fenza ilconfenfo, o l’intereffe commune degli altri alleati. L’altro, per quella fede, chc, non potea in Lodouico ìiauer più, già /copertolo in ogni tempo nemico proteruo, c indidèrente appreffo colui, e la pace, e la guerra.. Se ne lamentò egli altamente co5 due Configlieri, che gli dauanoà canto, per ièmplice apparenza 3 ma Panimo ilio iniquo non fi appagò di fole doglianze. Fèfubito veder’alla Republica, che non haueùa* ellaerratoà non entrar nella pace, e à non credergli. Pafsò dalle do-Lodouico in glianze edettiuamente à gli sfoghi. Si feordò Phuomo peffimo, che, famuli? reftitution di Nouarra, la pace, e la fàlute fua proueniuano vnica-ta.e U l' mente da quede godute affidenze pieniffime. Traboccò àdar’vn’or-Dà -»n ordì ^ne ^egreto a’ fL1°i Capitani di erige r’odacoli a’ paifi de’ fiumi, per do-ne ™arre- ue hauean, ritirandofi, quede militie à trafeorrere, à oggetto di oppri-merk * ^ graue notitia fi adirarono, e fi confufèro i nodri Ca~ jucmUiiiT’. pi in vn tempo. L’infamia gli mode allo fdegno 5 il pericolo, confide-rato à tanti parti, gli codrinfèro ad importanti rifletti. ApprendeaiL, nìdt'capi con ragione nella perfidia di colui non fòggetta al rodore, ch’egli po-veneu. tede inuitar fèco anco il Rè ad ailalire qued’armi, e pur eran’ede di ritorno dal merito di hauerlo contro àglideifi Francefi faluato. Nel jtjfunto dimezzo à tali agitate confùlte, Bernardo Contarmi, Gentilhuomo di estorti?dì fyirit0 altero, e di compleifione feroce, più volte detto, faltò nel mez-vcciderLo• zo, e fi oderì di torre Lodouico con le die proprie mani di vita. Pareua douico. vn pOCO crLlc|clc l’affunto, pur’egli tale non reputaualo contra vn fellone , che in quel tempo dedo, ancor trauedito in habito di confidente, wrouedito & amico, ardia fouente di comparir ne'congreifi per maggiormente, n0.° ‘lgCtta tradire. Lodaron però i Proueditori il coraggio : ma non dimaron bene