5-88 DE’ FATTI VENETI. già principiata’, crebbe più (èmpre in elfi, peniàndo à quello, eia che il furor, e l’empito primo haueali diilratti. Penfaron d’eiTere in feono-fciiifo Paefe, interfecato di fiumi, e di ritirata in ogni euento incerta, e difficile, e con quello peniìero retrocederono carichi di ipoglie, gjf affano il bruttati di fangue; ripagarono il Lilònzo, e relìituironfì pingui a’pri-i'fon^o. mi luoghi,di dou’eran prima partiti. Qui non occorre à Icriuer’il duolo, che rifentinne il Senato. Dominio vicino inuafo /diilrutto 5 lùd-diti prediletti, chi trucidati, chi ellinti 5 palpitanti efitationi di eccidij maggiori, ingombrarono gli animi d’vn’infinita paifione, e benche il nembo foiTe già (pari to fi rapido, com’era vicito da quelPhorride barbare cauerne,haueano gli icoccati fulmini lalciati nondimeno i legni de’loro incendi j. Già, che del pattato non v’era più nè rimedio, nè cu-Trouigionì ra,fidieronoglilludij all’auuenire co’più permeili ripari,e prouedi- uc Incurfto menti} onde in ogni calò di recidiua, foife trouato il corpo rimeflò,nc ue muno ^ pcr pocetui rcfifbere • Tremò ad vn tanto rimbombo l’Italia tutta, ed i Tuoi Prencipi doueuan pur làpere vna volta, che à prepotente nemico Uà ogn’vno (oggetto ; che gl’impeti procellofi lòprauuen-gono improuiii, e che foprauuenuti, colpifcono appunto chi più, credendoli lontani, fpenfierati, e non curanti gli attendono. Se ne attri-itò il Pontefice Siilo quarto, e ne publicòancor fubito il lùoièntimen-*’ to con la miilione, che fece di più Cardinali à più Corti 5 II Barbo al dci vàpa. Rèd’Vngheria; Il BeiTarione in Francia ,* In Spagna Roano 5 In Portogallo Borgogna, e l’Arefino à tutte quelle d’Italia, con officij, e eoo» prieghi efficaciifimi per ogni luogo , e con accrelceregli ileflfoper darne Pefempio, fino al numero di quindeci le lìie Galee, (òuraogn* e fen^a vna delle quali volle, che vi foife di Sopracomito vn Nobile Veneto. 1 Ma gran colà pur conuiendirfi, che di tanti Prencipi, e degli Italiani urcpubil principalmente, che pur fentiuan vicino l’ardor delle fiamme,es’eran }ua7e irn. frefeamente con la Republica collegati, nonnefùpur’vno, cheli jhero. muoueife 5 nè di lontani, che il folo Rè d’Vngheria (èmpre anch’egli ri duca di alle mani co’Turchi, e il Duca di Borgogna, fattoli ancora conoicer Borgogna, pio. In quel tempo ilelfo di tanto duolo giuniè à Venetia PAmbafcia-confermtatorc Perfiano, e feco ratificatali l’alleanza, per più ilringerla ancora, al-ugs co'i tridueAmbaiciatori, oltre al Zeno, vi andarono, Gioiàfat Barbaro, Terfmno. ^ Ambrogio Contarmi, con pretiofi regali al Rè di Vafi, e Panni d’o-jtnìbafeia- ro fottilmente intagliati, ed intelti, con altro buon numero di Canno-ni appreffo aprimi ai già inuiatigli, cento Bombardieri, per maneggi/'.™3’ gialli, e Capo Tornalo da Imola, grandemente in quel meftiere pro-uetto. Era trà tanto il Verno per agghiacciarli da vero, e Requeièns, Capitano di Napoli, llando pura Rhodi l’Armata, calò al Ponente, per ri-ilaurarlalùa(quadra di remiganti, e militie. Dopo partitocoilui* preteiè il General Mocenigo, ina troppo ingiuria il Mandracchio, lo prima