LIBRO VINTESIMOOTTAVO. 687 le carceri > vi iprigionò quattro Prencipi del Regno, e molt’altrijfepol-tiui dentro dal Padre, e dall’Auoj diipensò danari j rimife ogni ingiuria , e proueduto a’ preiìdij, e iòdisfatto nel refto meglio, che permiièla yLcerc^ conditione trauaglioià de’ tempi à gl’vfi foliti delle aifuntioni Reali, ri- Se iS» tornòàSan Germano, doue hauea laiciatol’efercito, comportodi ftmiom. cinquanta iquadre di Caualli, di fei mila fanti fioriti, e maneggiato ^ Evààsan retto da Capitani de più accreditati. Alti, ed aipri monti occupauano Gemano ai I da vn canto quel luogo j Paludofe pianure dall’altro cingeanlo5 era- / guardato dal fiume Garigliano alla teda, e venia generalmente chiamato la Porta del Regno. Ferdinando perciò vi preiè l’alloggio, e credè quello il vero palio à impedir’i nimici. Peruenne al Rè, poco di-fcoftatofi da Roma, la gran nuoua della rinuntia d’Alfoniò al figlio, e della fuga di lui. Vdendoli à vacillatili fi facto modo da’ fondamenti, Carlo noru ne iperò più facile il precipitioj Seguitò più allegramente la marcia , fofpcfojìvà eproieguì, iènzapuntoiofpenderla,finoàVelletri. Quiuiglioccorièni~ accidente, che tra le concepite dolcezze alquanto l’amareggiò. Gli fuggì dal Campo il Cardinal Valentino figlio di Aleflandro, che fe- n Cardiml guialo per iftatico della pace accordata in Roma. Lo dubitò di con- Valentino certo, econl’aiTeniodelPadre. Aleifandro altretanto dubbiofò del-^p d*L la iùa indignatione, fi affaticò di negarglielo, e con larghe eshibitioni farfegliconoicer’innocente. Più però, che Carlo iòipettò degli animi, acceleroifi ne’ fatti ,• Paisò la Vanguardia dcll’c ferrico da Velletri alla Terra di Montefeltrino, porta nella Campagna della Chieià. Era iuddita di Giacomo Conti, Baron Romano, già fattofi, come nemico de’Colonnefi, amico di Alfonio. Attaccata non potè refiftere, benche forte, al tormento de’tiri. Fù preià violentemente inpoc’hore,* vi fi tagliò à pezzi la gente, e la Fortezza, tremando allo ftrepito, fi arreiè à patti. Andò poi l’eièrcito, con la perfona del Rè al mote di San Gioan- Montefdtri ni,luogo del Marchefe di Peicara,ioura i confini del Regno,e nella ileffa U0‘ Campagna, òceifendo fortificato bene di dentro, e di fuori per fito, per muraglie,per prefidio,e per coftanza,fi apparecchiò alla difeià, No-dimeno pur ceiTero ancor qui le pietre a Cannoni,e al fuoco.Si diroccarono in gran parte i muri 5 Aprironfi all’aisalto,e furiofamente entrato Toi San il Francefè, vinfe, e incrudelì con grande immanità contra gli huomi- toannu ni, egliedifieij. La forza, e la fortuna, cheinfieme accoppiate foura-rtano al Mondo, conipiraron’ambi alle glorie di Carlo. Si sbigottì da tali auenimenti l’eièrcito di Ferdinandoà SanGermano. Eranuigià Tumulti nei principiati i tumulti trà la varietà de gli affetti $ T'ucci però, chi per vn’ # inualfo ipauento, chi per defiderio di nouità, chi per affetto inclinato al Dominio Francefè, concordauano à bramarla loro propria ialuez-za. Vìe più concitaronfi quefte paifioni al capitato auuiio della perdi-tadi SanGioanm, edell’auanzamento, che hauea già intrapefo verio là il Marefciale di Ges. Non più ilimouuifi alcuno iìcuro. Tuccivi fi col-