DE FATTI VENETI. neprime i <^8** confèguiti Trionfi fi compiacque nuouamente di attribuirò. ¡.xcrUegbi ! Giunto à Roma, voleua quiui con feuera, e giufta mano punire gli iniqui,ma il Santo Padre non vi acconièntì;gli baftò il peccatore pentito, £ CoYonuto • re il r* • /* • • v i i - r* • i r* di nuouo in e nmeilo nel buon fentiero, e finito con ciò Cario di periettionar le lue ^oma. glorie,e ancor fattofi dichiararle coronar dalla Beatitudine flia Imperatore, fi ricondufTe in Francia poi, lafciando in Italia quefla volta Pipino con titolo, e comando Reale. E g Parue graue a'popoli Greci di fèntir’in ghiriandato il gran Rè dell’ la-eia Tipi- Occidentale Corona, e niente meno viuendo gelofi di fègrcte intelli-Tì 'chei teneacon Irene,già moglie di Leone, e Madre di Coftanti-Italia.e nu no Imperatore depoflo, la Scacciarono furiofamente dal Trono,ch’ella reggea,fè ben femmina,ed acclamaronui vn Greco di nome Niceforo, xiccforo f. huomo di fòmma virtù, ediftimataefperienza. Salito all’impero co-leuo m co- fluì, non mancò al concetto ; diè fubito il penfiero, e la mano à grandi impératore apparecchi; e ^ià principiauanfi ad alleftire da lui, e da Carlo, l’Arma te, quàdo vi f ù tra di mezzo a’ bollori chi s’interpofe;che vi aprì l’adito;che concaìiT v’introduife il maneggio,e reflò conchiufà quella memorabil pace,che £ fi diuido. l’impero in due parti diuifè; à Carlo aiTegnando 1 Occidente ; l’Oriente impero*,rè- Niceforo : e lafciando pur fòla Venetia non comprefa in alcuna linea nctia no Tu de’ fegnati confini nella fua independente Maeflà. tocca. j^a ]’a]to dominio di quefta Patria,rifpettato dalla diuifione di tutto il Mondo,reftò per le diicordie,ancor’ardenti ne’flioi Cittadini,adombrato, ed efpofto al pericolo.Trà frequenti riuolte,vccifioni,imantella-menti d’Ifòic,depreiIìoni, variationi di Dogi; due fratelli di torbidi fpi-riti,e di gagliardo potere, Fortunato Patriarca di Grado, &Obelerio So7 Tribuno di Malamocco,inimici fieri de’ Mauritij Dogi, Padre,e figlio, Trlbìn"*0 ririraronfi dalla Città, (coperti colpeuoli di tumulti,e congiure fattiofe. [caccia i Tanto però cofèruarono grande in Venetia la forza delle lor’ adheren-zc’c^e poterono abfenti ritornami;far’ abfèntar’ in lor vece i Dogi me-‘fumo !“a defimi; occupai ’Obelerio violentemente la fède; torfi per Doge Compagno , Beato fùo terzo fratello ; e reflituir Fortunato alla carica di Patriarca . Non v’è al Mondo co fi, che maggiormente aguzzi l’eftraneo Tipinopeth ferro,del ciuile iniànguinatofì di fé fleiio. L’occafìone, in cuiièmpre l’-'¡tuPàfrè- ambitiofo tien fiilo locchio,eccitò Pipino, Rè d’Italia, à ingordo appe-nctia. tito d’infignorirfi di quefta Città, ed aggiunger’eifa etiandio à tutto l’intero della Prouincia, da lui dominata. Era, per farlo, neceffario il pre-tefto, fènza cui, rompendola pace con Prencipe amico, e di vna tanta benemerenza recente, troppo fivedea caricato digiuftirimproueri. Sapendo però l’antica corrifpondente amiftà trà la Republica, e l’impero Greco, à cui pur’anco afpiraua di rapir la Dalmatia , toccatagli in parte nel diuifo Impero, pensò ferir con vn fol colpo in due parti. Fece, che Fortunato Patriarca, dipendente già ilio per fauori hauuti dal Padre in Francia , ricorfòui ne Suoi trauagli, ricercaiTe Venetia feco di col-