LIBRO VINTESIMOSECONDO. 5-05- to, e fè che vi mandaiTe in fua vece il fratello Giouanni. Ma quelli, ò perche male vi dirigelfe quelParmi, ò pur, che Marte, gareggiando variabile con la fortuna, labbandonalfe, venne in generale battaglia in-teramente dillrutto, e fu. collretto Renato da vn tanto eccidio à ritirarli in Francia di nuouo. Amaua la Republica con gran ragione Io Sforza, nè abbandonarlo potendo, mandò Ambafciatoreà Papa Eu-genio Federigo Contarini Procuratore, per indurlo alla pace. Ma nul- tor Veneto la quelli daTuoi caldi officij potedo ottenere,e nella Marca tra tanto fu- fcr riofamente profeguite l’armi, forti allo Sforza miglior fortuna, che in Regno ; combattè più volte col Piccinino, e tanto alla fine battello, f™lu val che lo conduflfe ad humiliarfegli per non cadérgli à piedi compitamente disfatto. Corto tempo nondimeno fcorfè, che dal Pontefice, e dal Duca rialfunta la guerra, cangiaronfi le alternate vicende; e le lordarmi lane ¡1vie poteron commetter gran danni,occupar più luoghi allo Sforza,e ridur-cinino' lo à contingente partito. Ora vedendo la Republica già fprezzatifì da Egli è bAt_ Eugenio gli offici) fuoi primi, e già l’amico in anguille,non le fù più le- uaopoi. cito di permettere il fuo total’ederminio.Era obligata parimentilaFio- yemtìa y e rentina à colui; Ambe vnironfi,e la noftra nel Cremonefe,e quella nella Fiorenza in Marca,prelèro l’alfunto di affillergli. Eugenio à torto lè ne cómolfe in^-“^d/o alta maniera, pretendendo, che, le bendaluigiàrigittatifprezzante-mente gli officij di bene, lèco pallati dalla Republica,douelfe anche ella oftiifcar la ragione co l’intereffe,&: offenderli da fe medelima d’ingrata nell’abbandono dell’amico depredo. Si vollè al Rè Alfonfò;inuedillo di Beneuento per feudo, come hauea già fatto del Regno di Napoli, e co-lèguì à ricambio lo (palleggio allarmi lue di quattro mila Caualli, che da Mfonfo. paflàron fubito nella Marca, e giuntaronlì allarmi Papali, e Milane-iì, comandate, quelle dal Cardinal diAquileia, l’altre dalfolito valore del Piccinino. Debole Francefco perifrefchi infortunij, ed ancor più, per eflèrfi alienati da lui nello ilelTo tempo Giouan Paolo Troi-lo, Pietro Brunoro, & altri fuoi partigiani, potè la Republica fuffra-garlo di danari, di gente, e di Armata marittima ; non tanto però, cho non perdette nella Marca in gran parte il Dominio, e non follesfor- dhfanlìtf. zato di dar luogo alla fortuna, e ritirarfià Fano. Così defolato rimallo^ca. quali del tutto,l’vnico rimedio,che vide a’fuoi mali,fù il ricÓciliarfi col Suocero. Chinò l’orecchio à chi ne parlò ; Adnerì principalmente alla Moglie,bramofa di ricongiunger’infieme il Padre,el marito; Anche il Duca,horamai,pentito della dillruttione del Genero,vi acconfentì,on-de legretamente accordaronfi. Il primo peniìero,che concepire Filippo,fu di toglier di mezzo il Collegato Pontefice.Finlè di hauer bi/ògno del Piccinino à Milano, per confìgliarl modi con lui dell’accordo; ma fù in effetto per leuarlo da’ contorni della Marca, e liberar quella parte dalla temuta elperienza dell’huomo. Così ancor iùccelfe; Redo in_ luogo del Padre colà Francefco fuo fislio, molto inferior di Condotta; & Sff e dima-