LIBRO DECIMOQVINTO. 337 po di far defiller’, e ritirarli addietro il nemico. Celiata loccafiono, mandante à ma non però interamente il iòfpetto di nuoui attentati »ritorno il Cjiu- *™idoio a itiniano all’Armata, e reilouui il Piiànj al comando . Egli fi applicò mediate con tutta Pinduftria alla perfezione dell’opera nel compito difegno di quella otturatione, e profondouui altre due gran Barzo, dcy mag e fermouui d’Antenne, e d’altri forti legni, in torma di {leccato, vn at- «on** trauerfata catena. Premè al nemico di vederi! a chiudere inifei piente ogni itrada, e volendo tenerfi almeno aperta 1 altra parte del orto, fi moilè con grand'impeto per occuparla. Auuertiuui il y^ani, \ 1 Ipiniè Giouanni Barbarigo con alcuni piccioli Nauilij, ed ei e: o, quanto più potè accollatoli con le Galee, fi attacco nel mezzo al 1 or to vn fanguinoio conflitto j fi combattè difperatamente, e ve ne mori rono molti, (penalmente Giorgio Caualli, altro figlio di Giacomo, Galee Ge-giouine di eipettation’eleuata. Dopo lungo contrailo , conuennonow di cedere alle GaleeGenouefi 5 Ritiraronfi à Chioggia picciola, e le Ve- E CCdono ; nete rimaile libere, e non più conteiè, nulla perdendo di tempo, pian-taronui per ogni parte gli oilacoli 5 così rimanendo interamente chiu-iò il Porto di Brondolo à qualunque vfeita. Il Prencipe Contarmi re cfcm/o »»-pur’anch egli dal canto ilio lo ileffo di quello di Chioggia. Capitategli £t anco inda. Venetia le due Barze, le iòmmeriè a’ fianchi delle tré prime, e riem- teramente pitele tutte di pietre, pareua horamai, che legato il nemico, e refo qua- ^j0^ja ’ fi, che immobile, fi haueiTe vinto affai dell’Impreià. A queiti proiperi principi] d’intorno à Chioggia, altre confidenze lontane aggiunge- AflorMaH uanfi. Aitor Manfredi, Signor di Faenza, serapoito à(correre ilGe- fredi Jcórrc nouefato con due mila Caualli, e feiccnto lancie, asoldate nello Stato ja[°enoue~ Milaneiè co’denari di queita Republica. Più lungi ancora venia tra--uagliato il nemico con gelofie continue contro à Pera dal Greco Impe-ratorCaloianni, ondetrouauafiridotta Chioggia, priua di citeriori foccorfi àdifenderfi con le iòle proprie forze dentro di iè ileifa raccolte. Ma non eraneife però tanto deboli, chefouente non oflendei-fero, e non faceifero apprender’ancora dell’efito . Il fuo prefidio compoilo, come dicemmo, di dieci mila, non era poco per affligger le noilre Galee con incelanti tormenti di fuoco, e di mano, cosi dall G ^ alto della Città contrai’Armata del Doge, come da’Lidi, e dagli altri de' nemici luoghi eminenti contra quella del Pifani alla parte di Brondolo . Ca- ^ deuan morte ogni momento le pouere ciurme. Le militie, e 1 altro nete. genti di più eleuatà qualità, veniuan quafi tolte di mira, e quafi, elio dipendeuano dall’arbitio, e dalla feelta de’ colpi nemici. Per maggior geloiìa, e timor continuo, italiano radunate nell’alueo fotto il Ponte alla porta marittima, chediiliniua Chioggia picciola daH’aflediata., ventidue Galee, Tempre in atto di tentar Pvicita ad ogni sforzo, e pei 1-colo. Non mancauano i noilri di corriiponderui anch’e/fi > per quanto lor’era permeifo da’ loro poiti j ma le breccie ne’ lor corpi incomin- y v eia-