4fo DE’FATTI VENETI. pace,°e tuttinon Pot^ fermargli dal combat tere : ma gli mifè in pace 5 accordò fi muouano il ritorno dei Piccinino in Lombardia ; e di nemico fatto amico dello ucbiefZ*Sf°rza 1°Stella, difpofeamendueàguerreggiar contra laChiefa, e, 16 contro ad ogn altro àlor piacimento* Tra queft’armi, equefti accidenti , tolto il Pontefice ,e la Sede ,come à beriàglio, non più potè la^ Republica contenerli fpettatrice, quafi empia anch'ella, del profugo Pallore àdifcretionc di tanti nemici. Già non entrandoui Tarmi del Duca, fe non di fègreto (palleggio, ed egli ileifo altamente proteflaii-do di non tenerne ingerenza,non hauea ragione di lamentarli,che di ie fleifo, nc di aggrauar di colpa, ò di rotta pace quella publica pietà, foc-correndo il Pontefice, riuerito, come dicemmo,per religione, ed ama-Ticdnimin to per fangue ; Ma. due gran ilimoli vennero in oltre ancor maggior-j\omagiuu. mente à giuilificarne la malfa. Si tolfe il Piccinino dalla Tofcana ; calò nella Romagna con grand’eièrcito, ed accampatofì vicino ad Imola, andò incomodando il paefe 5 E la'Città di Bologna , dopo hauerfirida-'Mìhtie ve*ta aHa Ghiefà, e dinuouo per iniligatione di alcuni Cittadini di Caia, mtc ¿ito Canedula, ribellatali,ardì, fomentata dallo ileifo Filippo, d’impriggio-tl Mebta' nar Carlo Trono, che rifiedeaui Oratore. Si affrettò per tanto il Melata, General Comandante delTarmi, à volar nella Romagna lènza-* indugio con tutte le forze, ed vnitofì alle Fiorentine, che già vi s'erao, Hoiognaar-condotte i à fauorir TEcclefiailiche.. Poco fcorfè, che trouaronfi, Tron^a°L° quafir che à frontenei diilretto d’Imola tuttigTeièrci ti. Eranelno-Effemtialr flro confederato, General della Chi eia, e primo Comandante, il To-u fronte., lentino, paifàtoui dopo, eh egli fi toliè dal feruigio del Duca. Milita-uan lòtto ad effo in qualità inferiore il Melata, Paolo Orfino, Taddeo Marchefe d’Efle, Guid’Antonio Fauentino, e molt’altri; e nodriuarb tutti vnaconforme volontà disfuggirin ogni modo il combattere^, per iflancar col tempo il Piccinino, che già fapeano, affai riilretto di vettouaglie.Ma fé ben pari,che poffa Thuomo difporre di fé medefimo, eonuien però,che dipendi dalla forza delle caufe fuperiori.Trà quella ri-folutione de’ noflriCapi auuenne vn cafò, che » fumatolo fauor della, fòrte, li fè cangiar di penfiero, per cadere in grande infortunio. Colie il Melata ducento Caualli nemici, e riufcigli tagliarli tutti. Si gon-fiaron’eflì per ciò di fperanze, e cangiatifi dal primo propofito di pro-trahere , perfuaderonfi di attaccar loro quella battaglia , che il Piccinino, perle cagioni già dette, purprocuraua fouente. Sicom-CobMtona. battè qualche fpatio con indifferente fortuna: ma dopo vn lungo contrailo, ò perche i Capitani Collegati non fodero flati tutticoncordi alla pugna, ò pur fofTe, che Tarmi di San Pietro non-hauefTero in quelToccafione tanta forza d aprirai petto a’foldati, come fèmpre il Cielo alTanime, toccò a’Pontifici;, & adherenti di fòggiacer’alla rotta,