LIBRO DECIMOTERZO. 2,71 tone le mura ,• battelle ; tormentolle alle breccie ; vi appoggiò le (cale, in tutte le parti, Ipecialmente ne’ polli più deboli » e nulla trafcurò di violento, e d’hoilile contra la berfàgliata Città. Ma ie’l cuore, e il valor del Doge non temea di iòr tirili, e di affrontarli da fpada à fpada in. pari terreno, meno li laiciò vincerenell’alto dal piano. Girò tempre, tutto il tempo degli affalti, doue più ne icopriua il bilògno à Cauallo 5 Animò con la voce 5 diè fpeiTo efempio con la perfona à ripulfar gli sforzi auucriàrij 5 e limile al primo fè riufeir Felito del lècondo attentato, g«,; rigittari amendue brauamente con fieri ipettacoli. Eran di già paiTati due meli lotto à quella Cirtà, d’incommodi, afflittioni, e dimpamen-ti, quando parue al difperato Rè horamai tempo di tornili con la perlò- Tarte n ^ na » e di ricondurli al fuo Regno, doue pur’anco fi ièn tì chiamato da, ptr iinegno molefto accidente j lafciandoui però l’armi , e le commiilioni più rigorole, che mai, per la continuatione infleifìbile. Appena, vi fi difeoilò , che preflo videfi, quanto importi la prefènza del Prencipe ne’ liioi eferciti. Rimoffoil rifpetto, il timor’, il defiderio, l’ambition della grada, per guadagnarla dall’occhio fourano, principia- co»/»/»o»i rono, incontinente partito, à intiepidirli gli ordini buoni; à mancar ^ l’obbedienza, e confèguentemente, à renderli men temute da’ noflri le forze contrarie. Il Doge Delfino, dalla cui auuertenza prouidagli offeriti vantàggi non trafeurauanfi, fludiò di profittarli de’ conolciuti {concerti. Già eifendo Treuigi quali fuori d’ogni pericolo, prefidiolla meglio ancora 5 P04 meilo infieme vn corpo riflretto della più /celta, militia, e de’ fuoi più cari, vici, e trapaisò, con infinito coraggio di mez- sorti/ce a zo all’eièrcito nemico ; le ne andò à Meftre, e là trouati dodici Amba-feiatori ,che concertatamente attendeuanlo, entrò in Venetia, dalie- campo, c^> tevocivniuerfaliacclamato. Profèguiualaguerra,ecrelceuano ibifo- Ve' gni, il Patriarcali5Aquileia hauend’anco dato principio ad altri diflur-bi, ed entrato in Grado, con gli antichi rancori afportatiicorpi de’ Santi Fortunato, & Hermagora. Vi fi richiedeano per tanto delle -patriarca militie affai. Senehaueano ritratte da molti luoghi , ipecialmente d'Aquileict da’ Gonzaghi di Mantoua, e da’ Vifconti di Milano 5 e non ballando, le ne ammaifarono dell’altre in Romagna. Ora quefle, per transferirfì, &vnirfiall’altre, hauendo bifogno di libero tranfito per lo diflretto di Padoua, fè ben fapeafi, che Francefco di Carrara nodriua nell’animo il si ricerca_, mal talento, e fùggeriua nafeofàmente all’Vnghero confidenze » e lòc- a p4° * corfi, purfifpero, che non volefse con aperta negatiua manifeilariè-ne 5 e tanto meno, che, per darfi à credere di quella Patria partiaJe, ha- d’alicur*-> uea latto capitari Venetia in quel tempo Giacomo Santacroce ad of- HpmagntLj. ferir la flia mediatione co’l Patriarca, e con l’Vnghero. Soura tali apparenze gli fi richieiè il pafso, e fi ilrinie, o. di concederlo, amico, ò pu-blicarfi nemico , negandolo , Ma non fù dubbio, che la perfidia, non iùperafTe, Ripulsò l’inflanza, e non contento , fè caminar’im-^»^- mediate