LIBRO DECIMOTERZO. z73 non più il Conte Palatino hebbe ardimento di ritentarne l’affedio, già iàpendolo à fègno premunito, che farebbe fiato, facendolo, imputato di Capitano imprudente. Contra Serraualle, Terra debole, non tanto curata, e men proueduta, fi riuoliè, e facilmente efpugnolla. Gl inflil- Vejenit0 lo il Carrarefè dapoidi andar a battere Cailel Franco; ma in quel pun- Fugherò fi toche il Conte vi affente ; che vi fi approda; e che qui vi fi accorre., grande, e lagrimofo emergente inforfe in Dalmatia, di cui la memo- prende Serna ancora fe ne rifente. Per difender Treuigi ; per prefidiar altri luoghiramlc' d’intorno ; per foflener’vn’efercito in Campagna, doue ardeuan l’armi; per guardarfi dalle infidie Carrareii inceffanti, fi era conuenuto fnudar la già munita Prouincia, e indebolir le Piazze di iòldatefca in gran parte . Ne vide il Rè Lodouico, e ne colie il vantaggio, là doue appunto, più, che ad altra parte con l’intereffe, e’1 defiderio tendea. V’inondò, lnmdc a non confiderato, nè attefò, gran numero di braua gente. Spalato,men n¿ u Dai-forte, primo attaccato, fù prefo. Le Città di Traù, e Sebenico, fi arre- ^il'spalerò , e Zara, tant’altre volte ribelle per fua natura, (palancò, sforzataui, latore Traù volentieri le porte, appena guardate. La fola Fortezza di Nona fi man- szfrcamc0> c tenneàlungo. Valorofo,ecoflante Giouanni Giufliniano, Publicovom dife-Rapprefèntante, ributtò più volte gli affalti ; refiflè fin che puote ; vif fe fino all’vltimo fiato anhelan te, e fino, che non rimafè fènza fpirito, rito. non peri. Colpita acerbamente la República, fi traffe al rimedio col denaro, con la forza,e con gli vffieij. Scriffe à più parti per nuoue leuate; Ordinò in Candia la miifione celere di mille Arcieri ; Stipendiò più Capitani di ftim a, e di grido; Tentò, ed ottenne vna tregua col Patriar-ca d’Aquileia,e co’l Conte di Pifino ; Stimolò quei della Scala à far da ve- tutte le par ro vna volta contro al Carrarefè ; In iòmma figurifi chi degli ordini diu * fàggio Prencipe qualche intelligenza poifiede, che in cafo sì ftrano, di vederfi in momenti rapita la Dalmatia, dopo trecento cinquantanni in circa, à prezzo di thefori, e d’huomini tanti acquiftata, e confèr-uata, che non rimafè addietro diligenza, ò ftudio; à tuttofiauuertì; tutto procuroffi; e tutto fi fece. In quello flato di cofe (dalcanto della República > fènza ingiuria di generofo valore, quafi ch’eflre-mo) il Conte Palatino fottoCaflel Franco, General dell’armi nemi- vangherò che, fù egli, che fè capitar per te rza mano à Venetia vn tocco d’inuito, pS™ ed’infinuationeallapace. Vari) penfieri ondeggiarono foura sì fatta, mutanza del Rè ; defiando egli allhora vincitore ciò, che dianzi, robu-flamente contefò, hauea fempre negato. Chi fòflenne,.che, ottenuta la Dalmatia, feopo principale degli oggetti di lui, e defiderio ineilin-guibile di molti Predecefsori > tanto potefse baflargli. Altri, che. difùnitifi dalla fua colleganza il Patriarca, e Pifino, lo face/sero intimorire . Altri, eh ei dubitafse di qualch'altro forefliero aiuto alla República in quel grande bifogno. Trà tante opinioni, conchiudeafi pero, che, già vinta Lodouico la Prouincia,doueise premergli foura ogn’altro M in rifleflo,