444 DE’FATTI VENETI. jeicwfìt terrore àura rifòla di Corfú. Intefolo i Padri ne fcriffero al Loredano, u° perche vi accorrere ; e qui armatafi qualch’altra Galea, e datole in., Proueditore Silueflro Morofini,gli fi fè falpar l’Ancore, con la più po£ c)\dití ¿bile celerità. Non lungi da Corfù incontrò egli fèi Galee, fpiccateui m. dal Loredano foura le voci precorfè ; e maggiormen te con eile auuici-natoli aH’Ifola, trouò già terminato il bifogno di più (cacciar dall’afTe-Trouano il dio lo Spinola. Zaccaria Bembo, Publico Rapprefèntante, ributtato panno gUt ^mPrehauealocon molta brauura, e colui irà tanto entrato in dubbio di eüerui foprauuenuto da quefle forze, già s era dal pericolo tolto, n è lafciatoui altro fègno, che alcuna depredation entro a’borghi. Tali accidenti sul mare non eran fòli ad occupar tutto il tempo di quella,, hora maiapèrta Ragione . Maneggiaua l’Armi,, eie faceuail Piccinino gagliardamente fèntire in terra. Dopo le incurfioni, e i generali disfacimenti contra il Marcheiè di Monferrato, e gli al tri, ritorno in Lombardia;, Piantoci ardito foura la faccia del Veneto efercito, ’Piccinino. e* come fe i noflri foldati haueifero hauute legate le mani, fi moffe ad in Lombar, efpugnare, cd efpugnò in effetto sù gli occhi loro » Torricella, e Borii*»/;!2™” dellano * luoghi giàprefida queftarmi nel Cremonefè. Nafceua il male dal cuonnfetto, e già da’ fègni eileriori non fù più difficile à pe-Hclnm’no netrarl°qual* Corrotto ilCarmignoladalDucaFilippoàtradir 1la tanono la República, horamai fi era porto à tradirla. Nulla muoueafi contragli tc daiDuca affidati progredì del Piccinino. Benche preu?leife grandemente il fuo Campo al nemico di numero, pur vedeaiì ,come fè foife flato di gran lunga inferiore, àpacien tar’ogni ingiuria. Poteano ftimolar i Veneti Proueditori colui ; rimprouerarlo quali con lenii alterati : ma non di vn paifo alterarlo 5 già conficcato à commettere il turpe delitto, e à lafciar’ TvoMdito- vna tanta, e sì fiorita militia marcir nella vergogna,, enell'otio. Egli- ri m lampo \ • v \rr •' , ^ i i- r -cF ne fcrìuono no pero non pm nel fofpettoma più che certi del traditore, fermerò à venena . qUì \e notitie infelici di queineglettiandamentijdell’auuerfario trionfatore ogni giorno fenza cótrafto verunoiòi alConfìglio diDieci,di fegre-tezza profonda,communicarono con più precifè,e fchiette notitie le at-tionidi quelfellone.AllhoraiPadrinon più tardarono lagiuftitia,come lor doueafi. Il filentio * che in quel Confìglio vi è proiettato altamente in tutto, fù con rinuouato giuramento efpreframente commeffo, come è l’vfo di farli ne’ cafi più graui, e trattandoli d’armi, e d’eferciti, (oggetti al Confìglio diguerra »gli fi conuenne dar raguaglio, per conciliar lerifolutioni criminali, e militari corriipondentemente. Con-ilaualucidifiima la delinquenza 5 Erapiù cherifoluta laGiuflitia à volerne feriero il caftigo, erichiedea la ragione, che per primo pai1 io colui fotte in qualche maniera leuato dal Campo. Le opinioni 1432 circa il modo più cauto vennero difeuife, e combattute variamente alcun giorno ; Fù prefò finalmente à gli otto d’Aprile, che con finto prefetto di meglio configliar con erto qui prefènte, come > e douo conue-