f42- ■ DE fatti veneti. nata Reggia infedele del più fiero nemico di noflra fede. Per compimento funefliiTìmo di gran tragedia, trouato, e conofciuto alla fopra-uefte daTurchi quello , trà gli altri infiniti cadaueri , delFImperator Coftantino, glitolferoilCapo; lo feron correre per tutta la Città Tolta la te- piantato foura vna lancia 5 e Meemet, per glorificarne la crudeltà, e fa-cr^rlm'^oliarne il failo, mandollo in dono al Gran Soldan dell’Egitto, con, pc> utore. ^uaian ta fanciulli, e venti donzelle delle più vaghe, e nobili trà tutte le auuinte. Di quarantafètte Nobili Veneti, chequiui trouaronfiper fritte botili negotio, ventiièttevccifi, e venti fchiaui rimafero. Solo il Cardinal’ veneti trà Ifidoro di Pollonia, Legato Apoflolico, feonofeiuto, e venduto, tro-vutfi.’ & uò fortuna di fuggir’in vna Naue, e faluarfi in Morea 5 e Giacomo Mi-notto, che vi era Bailo, e che pur viuo vi cadde nelle mani per mala> nonoTJtio f°ne > fù fatto con tormentofo fupplicio barbaramente morire. Trà fatto mori- quei legni, efiflenti nel Porto, e che poterono in pochi à gran mira-re‘ colo fòrtirui illefi, toccò goderne la fòrte alle Galee Venetiane. Luigi Git/ee^enc-Diedo animofamente guidollej fpezzò la catena, e fèppe fuggir’, nanefaiua- g fottrarfene • Picciolo auanzo di tante perdite, di tante ruinc. e di tante pretiofè, & adorate reliquie da que’ barbari fùppedita-te$ trà quali empiamente la Corona, la Lancia, la Spugna , e la. ’pretiofr i\e. Velie di nollro Signore. Concordò la commune opinione in ad-liqnie. dollar principalmente la colpa di tanto eccidio à Popoli di Galatà . Fofse, òperisfuggireditrarfiaddoiTo quei Turchi furori, ò per altro riipetto, che non fi vide, nulla oliarono al tragitto per la fchiena di quell’alto terreno dell’Armata nemica nel Porto. Poteuan almeno ar-riichiaruiii, e al modo, e alla fatica, e al tempo, con che lo praticarono, e vi s’impiegarono gli Ottomani, forfè, che non farebbe flato diffìcile il farlo. Superato all’incontro, fenza oppofitione quel gran, tralporto, certo ch’egli fù il colpo maggiore all’infelice Città, certo. Gran col a c^e ^ Capitano di Galatà refe volontario la Piazza, fenza afpettami à ritquc° Pdì la forza; e certiffimo poi, che, fé tardaua vn poco più Coflantmopoli, GaUtà. che di foli trentadue giorni à cadere, potea Giacomo Loredano, General Veneto , ch’era già peruenuto in quel tempo à Negroponte , per auanzarfi à foccorrerla, operar per auuentura quello, che hauean» più volte potuto fuperar Tarmi di quella Republica ,* e glorificarfi, e redimere di nuouo in libertà l’impero de’Greci. Già occorfò, e già in-tefò l’incendio, fece il Generale medefimo, trattofi fuori, tutto ciò che opcratìoni Pot^* Raccolièilegni, e i frammentimiferabilifuggitiuij edincon-del General trate tredeci Fulle, e quattro Galee de’nemici, Iemièguìfuggitiue, Loredano.- sforzo]Ie di darfi à terra, e fmontataui per faluarfi la gente, fu da quei Paefani tagliata tutta, &ei s’impadronì degli arfili. Il giorno de’ven-tinoue Giugno, in hora, che flaua ridotto quello Configlio maggiore, ne capitò à Venetia il deplorabiTauuifo. SorpaiMì l’ordine con-iìieto, ed in vece di ièrbarfi la lettura delle lettere fegretamente al Senato,