LIBRO DECIMONONO. 42.7 fatto tatto il più di vn ardito ioldato, à laiciarui la vita 5 e corfe l’impeto de’ percuifori, e iùggitiui à dar’infieme nel pieno di tutto 1 eferci-tonoftro, mentre nè menagli peniàuadi tal’accidente. Gittaronfi tutti iubito aliarmi j ma non ordinaronll, che prima non iatollaifero i Milaneii l'affamato appetito di (àngue $ ed entrato poi nella battaglia^ Grati jcotn-ilCarmignola, feguitato da Capi maggiori, edalgroffo, Colamento allhora iùonò il nemico à raccolta, e ritiroifi vanaglorioiò in Cartello • del Veneto Perirono in quel fatto foura mille, e cinquecento de noftri, e il danno cfercit0-auuenutoui per fola incuria, tormentò, ed afflitte di fòmma vergogna quella incanutita cfperienza quafi quafi, che più degli eftinti. Nohl, poiè il Carmignola momento di mezzo à procurarne il compeniò. Te-neua già vn eièrcito aggrandito à ventidue mila Cauallij otto mila Fanti pagati , e fei mila paelani 5 onde badante ad intraprendere qualunque attentato, (celie quello foura ogn’altro (limato della Città di Cremona. Richiedeuaiarte militare, che, prima di andarui iòtto, reftaifo Bjjoiue ¡1 fpianato il fènderò con l’occuparle Cartella d’intorno. Nulla per ogni ^ • modo curò quert ordine. Erano immeniè le forze dell’efercito ,* Pie- crmona. teièienz’altra ageuolezza l’acquifto di Cremona iicuro, e che acquirta-ta, doueifero poicia le Cartella cadérgli nelle mani da fe medefimo. Concertò il penfìero con Franceico Bembo, che già laicioifi Vittorio-fo in Pò, & nauea (èco ancoragli nell'armata nauale dieci mila huomi- Ztò™1 ° ni. Si moife il Carmignola con tutto il Campo. Per paiTar dal Breicia-nonelCremonefèglis’attrauerfauanel mezzo il fiume Oglio /corrente 5 &eifendoui vn Ponte in luogo, detto il Bina, che caualcaualo, fortemente cuftodito da valide forze , vi fi traile con ftrepito-iò terrore5 sforzollo 5 paisò lènza fatica con tutto Telereito , efer- sforra, c mò in ripa del Pò da Cremona in poca diftanza, e in porto facile à con- p*ff* vnv» fluirui ogni cibaria, e militar prouigione. S’impaurì, ftando Filippo à Milano, à ièntirlo* e dato l’animo tremante alTvltimo sforzo del iuo potere, cercò fopra tutto di animar’i Popoli nella più viua maniera 5 onde conuocatigli,così lor diife in foftanza. Non e pm tempo,miei cariai orationc dì riferuar’àpiuftringente congiuntura, ladeuotione allaPatriaJaf- FiliPP°aL fitto à voi. S lamo dall’efercito nemico potente coflituiti horamai à condii ione jn cui ci diuenta eccidio ogni tardata difefa. Anfratto queft 0, di cuife voi foli nefìeteflati la cagione, emanatofolo per con-tetarui, infran/t la pace,appena ft abilitalo la Repub lica^hor vi trottate indoppio debito di ajsiftermt ye per voi,e per me. Viallargafle ineco di aubondantipromejfe^purper allettarmi à mancare. Se que- llo immin ent e pericolo è per pena dell’errore, che mi facefte commettere Sappiate , c he anco ra, come autori principali, più à voi ¡cheà me fourafta il patirla. Il mio non è più, che vn Dominio ,* la mìa non è più che vna vita. i7~er minato quello, tronca quejì a, ogni fuentur a efimt a per me $ ma la perdita de IPrencìp e farà Jchiatti-