\ LIBRO NONO, 185 l’abbandonarono ifeguacifinoallVltimapruoua, e di fortuna, e di efempio. Ferito finalmente di freccia in vn piede, e doppiamente tra- £. ferìt0 > fitto dalla ftrage oileruata de' iìioi, fi diè alla fuga foura veloce deilrie-ro 5guadò l'Adige, epafèò tremante all’argine dirimpetto. Contrafe-gnato d’habito, edifopraueite, fu riconofciuto frà gli altri 5 Infegui-to di là dal fiume,e raggiunto,pur arditamente conteiè 3 ma colto foura il capo d’vn’akra ferita, reilò prigione 3 il fuo campo, generalmente, flTfZ /confitto, e diiperiò, non vi lafciò altro fegno in Campagna, che di u a-fangue, e di morte 3 e l’empio, condotto à Soncino, eshalando linde- p0 * gno fpirito, terminò vn periodo di ùrentaquatfanni ièmpre viiTuti da- Muore. Tiranno, e ièmpre volto à incrudelir contra le più fiotite Città delPIta* 12 56 lia 3 à perieguitar iàcrilegamente la Chiefa 3 & à corromper la terra, e, l’aria con le fue putridiffime fceleratezze. Quanto ciò confolaife il Pontefice, laRepublica, e la Prouincia tutta, l’vniueriàli letitie, òc i rendimenti di gratie iòlenni per ogni luogo à Dio, il manifeitarono à pieno. Quella Patria però, nè pur di tanto appagoifì. Volle con l’armi iueieparateperfettionarfi il merito ancor più gloriofo. Suilìiteua per anco inTreuigi Alberigo, fratello dell’eilinto Azzolino 3 herba, maligna, che pullular’ancor poteua dal tronco nefando, benche atterrato. Riiòliè d’eilirpar del tutto l’immane ièmen te 5 e diipeniàti gli ^mTcò. ordini, e già in procinto vn buon corpo militare per auanzaruifi con- tra ¡1 fratto , colui ientitone lontano il pericolo, e nell’inilantanea paura à tut-to appigliandoli, fuggì da quella forte Città, & andò co’ figli à rkoue-rarfi nelGaflello verfo Ballano di San Zenone. Non profittogli la riti- yhccaj^,enc rata, che la fola lontananza di poche miglia di più. Fù aifalito, & eipu-gnato il Cailello 3 colà dentro vennero, &t egli, e tutti i fuoi tagliati à pezzi, e fi finì d’eipurgar’in tal forma da tanti ofcuri il Cielo Italiano. j 2 5 7 Ma ie qui fi tè lucido, inforfe nell’Alia l’anno addietro funeflo accidente,che preiàgì con horrido aipetto lunghi fanguinofiilimi incendij, e da piccio la cauià gran mali. Trài pochi acquiiticonferuati ancorlnSoria da’Chriiliani, v’era, la Città di Tolemaide, altre volte diicorià. Egual dominante giuridit-tione polfedeano in eifalePvepubliche,diVenetia, Genoua, ePifa,, > fino dal principio, che con l’armi loro iPrencipiChriitiani, paifati colà, ne fecero l’imprefe gloriofe. Se due genij, benche vniformi, per lunga conueriàtione s’ànnoiano, meno Genoua, inuida nemica di Ve-netia, potè aileneriène. Nella Città medefima di Tolemaide godeua la noitra, e quella in commune vna Chiefa celebre di San Sabà, {¡aiata nel mezzo a’confini di quelle contrade, già toccate ad ambe nelle pri-me diuifioni per terza portione. Inforiè vno Ipirito ingiultoa’Geno-ueii di pretendere tutta iiia quella Chieià, & andò in sì fatto modo la, aGcnouefi conteia impegnandofi, ch’era horamai per prorrompere hoililmento à derifion de’ Chriitiani, ed àrifo degl’infedeli. Ad oggetto di troncarne