3iz DE’ FATTI VENETI. in Sede, mantennero al Tureo il promeiTo. Carlo Zeno però, quando vide Caloianni rimeiTo in Throno, e con la caduta d’Andionico, caduta qualunque geloiìa per allhora dinuoue moIefliecontrailTenedo, pensò di profittar’alla Patria maglio con trarft fuori arrifehiatamente, che colà dentro à trattenerli in ficuro. Gli erano già capitate le notitie dell’Armata. Genouefe penetrata in Dalmatia5 del Golfo inuafo,- e de' trauagli nel profondo di quello ièno piantati 5 ma non anco dell’infelice diiàilro di Pola. Vni vna fquadra_ d’otto ben rinforzate Galee, e laiciato il Tenedo, perfettamente munito, alia cura de’ due Proueditori, Giouanni Soranzo, e Pietro Cornato, egli co’I Gouernator’Antonio Veniero fòrti dal Porto. Il fuo coniiglio à qual parte andar fi douefTe, non può negariì di vn’alto fpirito, fé fu conforme appunto à quello di Scipione Africano, quando per toglier l’armi d’Annibale dall’Italia, e da Roma, le fue tragittò sù le fpiaggicu Africane àcombatter Cartagine. Inarcò iremialTeiècutione delge-ctrio zeno nc*°^ penfìeroj S’ingolfò nell’Italia5 Si auanzò trà lo filetto Siciliano 5 nei Tirreno, Penetrò nel Tirreno, e gittate l’ancore à Piombino, e dapoi all’Elba, fi fermò quiui à prender lingua degli andamenti nemici. Trouato per ogni luogo ciò, che hauea di già flippoflo 5 netto il mare, ficuro il tran-fito, e le forze migliori di quella Republica vuotatefi da quei contorni, per empire queft’intime parti del Golfo, pafsò d all’Elba fino àPorto Venere5 luogoclifcoftodaGenoua ièttan famiglia. Trèagiliffìmilegni efpcditi indagatori de’nemicigli riferirono,trouarii dentrodi quel- lo ftefio Porto ièi Galee, forfè tratrenuteui, per non lafciar del tutto fpogliato, ed efpoflo quel tratto. Penetrouui il Zeno,per afTalirle,con ^Gcnoiufiìn tLltte le fue : maefÌendoui due bocche, l’vnariguardante àSettentrio-Tono ve- ne, e l’altra à Mezzo Giorno, mentitegli entrò da vna parte, vedutifi i nere. Genoueii inferiori, fuggiron frettolofì per l’altra. Vfcì anch’effo, e fu lor dietro, infèguendoli, ed effi pur fuggendo, rientraronui dinuouo per la medefima bocca, per cui egli prima vera entrato. Allhora il Zeno , non piti volendo andar così girando, e fcherzando, diuifè à quattro per lato le file Galee, e fperò in quel modo di coglier le ièi iìcura-«ono^lt mente mezzo . Ma nulla giouogli l’ingegno. Furon quelle così veloci , e pronte al corfo, che s’inuolarono dal pericolo, e dirizzarono verfò Genoua. Ei fèguitolle per lungo tratto j poi perdutele d occhio, fa filiti- a terra > sbarcò sù quelle marine, e incalorito dalia fquadranauale, vìere. che accompagnando l’andaua, Taccheggio gran parte di quel paeiL, inoltrandoli poco meno,che in vicinanza della nemicaMetropoli. Non fi compiacque di quello tanto, nè di lafciar fòli fègnid’incendij, e di vn piede furtiuo, e (corrente per quelle aperte Campagne. Afpirò di fermarlo nell’efpugnatione di qualche Fortezza 5 Ma penfando alllni-prefa, conobbe aliai bene, che le fue fole forze non v’erano baflanti. Vide, che fènza di alcun eftraneo aiuto terreflre, nulla poteua iperar-