6^o DE’ FATTI VENETI. - famcJrìi ceduto • La couata mala volontà principiò apertamente à {coprire, lui. con libera perniinone à iìioi iudditi di fabricar’il Sale à Cornacchie) 5 con víate eflorfioni ne’publici diritti, e con altre violenze introdotte di Tuo capriccio contra il tenor de’Capitoli. Se ne auuide il Senato, e glifcriiTe lettere, per dolcemente ammonirlo àdiflorfene, e à non al-terar fènza cagione l’antica amicitia. Ma egli, in vece di perfuaderfène, edirimuouerelenouità, fece vicino à Capodargineeriger’vn Forte, viùrpando il confine, e intaccando il Dominio. Capitò ad vna ingiuria più fènfibile ancora. Scacciò di Ferrara con indifcreta maniera, il Magiflrato del Vice Domino Veneto, che perle conuentioni accordate vi hauea l’origine dominante con gli fleffi Eflenfi, e che vi era {lato, e vi itaua continuo. Accrefciuti di quefla forma gli {prezzi, e gli oltraggi, rinforzò il Senato le initanze, e quafi le preghiere, perch’ Ercole vi defiileiTe * e pur vedendo, che in carta nulla nè fi efprimeua, jtmbafcia-nè fi otteneua, fi rifolfe di fargliele intendere anco in voce da vn’ torà pena- Ambafciator’ efprefsamentc mandatogli . Parlò il Miniflro, pregò, muouerlo. efaggerò, protetto, abbondò altamente di ragioni, di virtù, e di eloquenza in così giufta materia 5 ma non potè men’egli iùperar punto 2 fet^a cf- di quell’oftinata tenacità, che non lafciauagli nè anco libera la lingua f&tto. à deluder’, ò à finger le parolediueriè dall’interno fentimento contrario. Ogn’altroPrencipe, fuori che la República, fèmpreauUeriaalla guerra, hauerebbe difficilmente nè tentato, nè {offerito di più*.* Volle tuttauolta per vltimo inflromento, e rifugio efperimentar la rifpettata autorità del Pontefice, e l’impegnò à muouerfi con tutta la forza, e l’in-Durc7&.a di tereffe pietofo dell’Apoflolica Sede. Siilo ne adempì volentieri la> Parte 5 e pur’Ercole, ancor perfèuerando contra quegli fanti offici], pro-dei Tapa. uò molto bene che non vi è più modo à raccordar all’ ingrato il beneficio, quando fel è fcordato vna volta. Che potea più farfi ? E qual claifico Autore hà potuto mai condennar’in queílo cafo la República troppo auaramente ambitiofà diStato in Italia, fé tanto fece, per man-teneruilapace* per far, che ogn’vnofi contentaffedel proprio* e. weceffità perche à lei non veniííe dagli altri vfurpato il filo. Taritela la fila, tika from Suieta compleffione contraria all'armi, che, non oflante la neceifità, pere. che aflringeala di rifponder con la forza alla forza* non oflante gli eccitamenti , che le daua l’adirato Pontefice contra il Duca, fprez&atore della Tua interpofla perfona, vi fù in Senato nel determinarfi.alla, guerra, chi ancor fi affaticò per diffuaderla, e tra gli altri parlonne lo ileffo Prencipe, Giouan Mocenigo, vien detto,foflantiofàmente così. offitio del E' grane la materia,grane la guerra, foura cui al preferite fi ver-ìaguena.fa ’ e forfe ¿aPtu per ico loia, e terribile, da che fummo combattu-agU ’ ti fri entro al fieno di quejie Lagune. Tratta fi romperla co’l Duca diFerrara, tantoànoivicinoi ma non filamente con lui, diremo > lagrimando, con tutta l'Italia. Con Ferdinando, al certo, Rè di