LIBRO VINTESIMOTERZO. .yz3 dar’addotto al nemico. Furonoin quel punto, e ne’Milanefi,e in Fran-ceÌco due grandi effetti ofTeruati. Quando quelli fi accollarono in tiro 7 ^tUnefi perinueftirlo,inftupidironoallaviiladilui, e del Campo ilio, eiènza^fc0Tt0>e girar’vnaipada,ò iparar'vn moichetto, ritornarono in Milano; ed^"^. egli nulla cangiatofi di volto all’attalto improuifo, rattenne fermo nel-t0- lo fletto luogo il piede, doue hauealo già, nè punto alterolfi, nè iconcertoffi. Tra tante fiamme in Lombardia parue ad Alfonfo di Napoli d’infultar la Republica anch’egli. Si era già dichiarato in folio-rede’Milanefi, come dianzi hauea fatto col deronto Duca. Ora per vmtoa.'Mì. pruoua maggior di nemico acerrimo, fi traiportò à trattar malamente iVenetiludditi, & à{cacciarli dal Regno. Immeriò il Senatoin tanti biica;tjcac terreftridifpendij, mal volentieri conduceafià raddoppiargli anco in ™ Mare, per rintuzzar le nemiche iniòlenze d’Alfonlò; ma sforzato fuddìti. dagl’inculcati oltraggi, rilollè più rollo, che {offerirli, di moltiplicarne gli aggrauij. Fè vicir breuemente da quelli Porti trentacinque Ga- Armata ve lee fottili, e dieci naui da guerra. Ne coniègnòlo Stendardo à Luigi nJ^Jontro Loredano, nominato più volte per grand’huomo, qual era ; e furono ‘ uu le commilitoniefprettegli, di vele°giar’ino£ni luoeo; nettar’i Mari5 Luv Lore- tc »' r J * r '/"* ' ’ ' ' a da.no Gene- ameurar 1 ludditi, e danneggiar lenza rnpetto, e ritegno 1 nemici. Ap-preièallhora ciò ,che prima fi era compiaciuto Alfoniò di porre in non cale. Conllernò l’alterigia; ricorfè al mezzo di Leonellod’Eilo, Marcheiè di Ferrara, iucceduto al Padre, già morto, per trattarione di pace : e per pattarne più viuo Foffitio,e quiui negotiare più da vicino, mandò à Ferrara vn’Ambaiciacore, & 01 dinogli di trasferirli anco Venetia, occorrendo. Si affaticò quanto potè nella mediatione il cerca pace Marchefe : Ma già rifentitifi li difpendij, e già fatto, e già partito da’ Lidi l’Armamento, nonfùma»auiglia, che, ancoilorditoilGouerno Ferrara. da tante rileuate oftèfe , ricufaflepreilargli l’orecchio; ne rigittaffel’in- 1Klcnfat0 Ìlanza, e non acconlèntilfe di nceuer a Venetia l’Ambafciatore d’Al- dalia 1\epu* fonfo. Già Marte in ogni luogo trionfando, incontrò à quel tempobtica' VittorCappello, CapitanodeìGolfo, vnaFililaCorfara; e cacciatala fino alle ipiaggie diOrtona, e fugati à terra i Ladroni, sbarcò anch’ egli inièguendoli, e gli prefe, e gli vccife. Parue à quel Popolo di folle-uarfi à fauor di coloro,& vfeito à difenderli,gli fi affacciò il Cappello, lo rilpinfe fin’entro alla Città; làccheggiò i Borghi,e trouatiui alcuni Va-fcelliin Cantiero, li diè alle fiamme. Trà quelli accidenti proièguì plTo capi-nJ^a,r.i di Sicilia con TArmata viaggiando il General Loredano. Vi attali di primo tratto Meifina; incendiò nel Porto vn poderoio Va-„t a/o>-to. (cello, e dindi {correndo per quelle colliere, e mol’altritrouatinC', na• parte ne prelè, e parte lòmmerlè. Incontrò poicia due Naui Catela- dei ne, di portata per ognVna di due mila Botti. Scopertolo, fuggirono Generai lo-frettoloiè nel Porto di Siracuià à iaìuarfi. Gli habi tanti, per bene affi- 3 e curare con ette altri Vaicelli, che vi eran dentro, premumron la bocca «e’ mari. V u u 2 con