*76 DE’ FATTI VENETI. *oGiofS ideano de’ Publici Rappreièntanti al Gouerno Paolo Erizzo, Gioan-dumìero, e ni Bondumiero, e Lodouico Calbo. Subito che quelli videro il nemi-cdbTiu, co scodato, gli dimoilrarono in fatti la loro coilanza infleifibile. òli ci i\ap- Sortiron fuori ; l’aiTaliron prima, ch’egli fermaife gli allogiamenti, e prejentanti. fer0n}0 con tanta ruina, che lo coilriniero, dopo foffèrita vna grande Braua /or- vccifione, à correr in frettaàrimbarcarli iòura le proprie Galee. Ma. tìta. doue occupa prepotentemen te la forza, non han luogo i prefagi. Poterono i Veneti preiàgirfi felice l’efito di queiraiTedio dal buon, principio del lor valore, auue rarlo tale non già contra la vaila popi arrìucutenza Ottomana. Soprauenne pochi giorni dapoi nella Beotia in per-7Yteemetcon fonaMeemet con eièrcito di cento mila Soldati. Trouò l’Armata iua e^cr' marittima, ch’era già tornata d’intorno à Calcide. Fabbricò vn Ponte foura il Canale vn miglio in circa da eifa lontano; fèpereflopailar foura l’Ifola tutto l’efercito, & egli pure andò à giurarli all’altre militie, &à piantami il più terribile aiTedio, che mai s’intendeife. Non può dirfi, che quei poueri aifediati non temeilero ad vna tanta comparfa, non potendo dimeno l’humanità. Fè Meemet alzar’ incontinente Batte lev* terreno, e trincee per tutto ; Piantò contra le mura cinquantacinque città furio gloiTi Cannoni, e con graui colpi,e con ilrepitofi rimbombi, principia-U7U ìlte ■ ron fLl[)ito riièntirfi, non meno le pietre, che l’aria, il mare ed i luoghi d’intorno. Battutoui alcun giorno, parue, che horamai porgeiTe-ro le breecie aH’ailàlto (palancati gl’inuiti à bailanza. Onde il giorno Affitto %- de’venticinque Giugno fi moifero i Turchi tutti di vn piede, e ad vn* ■nerette, tempo per mar’, e per terra. Brauura limile à quella, che gli aggreifi elpoièro di tutti loro in difeià, non è facile con efempijà pareggiarti . e rifpinto Rifpinièro per lungo tempo i nemici aggreiTori; e poi li coilrinfero à con danno. ritiraruifi con tanto danno, ch’egli farebbe flato di gran rimarco, iè il lor vailo numero non gli haueife efentati dal riièntirfene • Altri due pur generali aifalti, l’vno pocodiicoilo dall’altro, ripigliaronfi da coloro; & altre due gran pruoue, conforme alla prima, fcaturìdal fuova-ìùfpmtine lore la combattuta Città, rintuzzando i Barbari, ribattendoli con gran. alni due. {angue j vccidendo tra tutti gli affali i più di quaranta mila Ottomani . Mentre combatteafi Calcide con quella fortuna, e che à fanguinoiì cimenti, felicemente riufeiti, non mancaua il cuore, benche gli huo-Macan^adi minià Veneti, principiarono le vettouaglie à mancare. Rifoluto il vettouaghe General Canale di penetramene dentro con tutto lo sforzo, andò, per Generateci prouederiène, inCandia, doue arriuò in quattro giorni à voga battute ¿»ci- ta, e conquafsò nell’andarui alcune Fuite Turchefche incontrate-diapergra. Qgjuj Girolamo Molino il Duca, con fretta pari all’vigenza, fommi-milrogliene in copia,e rinforzatolo infiemedi fette groife Galee, riue-E ritorna-> ne \\ Canale con quelle prouigioni, e forze di più in faccia dell’Ifòla-Irdpotenn- fleifa,e tiroisi auanti fino alla bocca del Canal di Loreto. Era già capi-forbato,ta>ta in tantoà Venetiala nuouadeH’inuaiione crudele; & agitauano proneduto . »-.-A