LIBRO QVINTO. 8! Zafio, alla Maomettana empietà. Da tale conftitutione infelice s’ar-^omenti l’allegrezza fua vniuerfale ne’gridi al Cielo , e negli appiauíi \ ìanì in Ce al Veneto nome 5 e fu. iìmile à quella, che refpira vn’infermo, quando ^ attendendo la morte, rifùfcita in vita. Cosi Guarimondo Patriarca_ , l'armata Ve già cglà trasferitoiì 5 così il popolo Chriftiano riforfe 5 e così tutti il di-ncta-chiararono publicamente nell’eipeditione, chlncontinente fecero al Doge d’Ambafciatori, per humiliarfegli, e pregarlo di far lor tofto go-dere della prefenza vicina, come del concetto lontano. Ma il Faliero, ai]Do^m che non tenea bifogno d’impulfi nelle mailìme occafioni 5 già con la-* conièguita vittoria toltoli il timore d eííer aifalito alle fpalle, e libero dal dubbio, che iVafcelli, e le Galee, lafciate addietro, correr potei1 fero alcun pericolo, redintegròglifconcerti auuenutigli combattei!- Chc .. do5 preferire in Tolemaide gli ordini perla miglior cuilodia de' legni 5 tiicnc già po e dirizzò con tutta la gente veriòGerufàlemme celere il pailò. Poco-M^ iìl uu auanzatoii, gli ii affacciarono gli Ambafciatori, che da lui riceuuti con tratti benigni, tutti poi fi riuolièro al feguitato viaggio, ed arriua- In^a^ rono pretto alfadorata Città. Incontraroniì in que’ giorni, per più yrufjemmè accendere di deuotione i cuori, le Fefte Natalitie : fìnta opportunità,con eifiche venne tutta iòlennizzata à piè del ièpolcro, con le adorationi dop- ¿¿orarmi piamente eccitate, e dal luogo, e dal tempo. Terminatone il periodo, al jcpoicro. lì preièro à maturar dell’imprefe credute proprie 5 e due ne furono pro-poftej òFlfbla di Tiro, ò la Città d’Afcalona, ch’era ftata ritolta da’ Dubbwfi ì Turchi, dopo acquifìata dall’armi della República nel primo viaggio. Difcordauano i pareri : ma poicia tutti conciliatifi in vn pio raccor- re della pri do del Doge, di rimetterne la decifione à Dio, infallibile ièmpre , git-taronfi le fòrti fòura vn’Altare, celebrataui prima la Santa Meila, ed jorti. ‘° ^ eftratte dall’vrna per mano di vn fanciullo innocente, cadè la fortuna., per Tiro. Giraua queit’Iiòla diecinoue miglia. Era il circuito del Ca- Et ¿ jce¡ta ì: ftello di ventidue itadijj e fette mefi di tempo conuen ne confumar -ijoiadiìi-ui per iùperarla il Magno Aleffandro, benche ilato vn fulmine in ogni '0 * altra impreià. Infignita poi dalle memorie del mondo , come genitrice delle Città di Lepri, d’Vtica, dell’eftreme Gadi, e dell’alta Cartagine , faceuafi più ancora celebre, e defiderabile frà tutte Faltre. Prima di trasferirfi al cimento, confermò Guarimondo Patriarca, in iò-Ienne, ed autentica forma, tutte le conditioni, e prerogatiue, così Feshibite alla República dal Rè Balduino Secondo auanti la iùa pri- vrerogati-gioniaj come le accordatele dal primo nella guerra preceden te So-nana. Ve ne aggiunie dell’altre ancora in amenduei Prencipati di teaiiai\epu Gerufalemme, e d’Antiochia * Le obbligò di quello tributaria la Ca-bllCil • mera ogn’anno di trecento feudi d’oro 5 dichiarò libere da qualunque^ gabella lemercantie Venetiane? e per vi timo decretò, &aifegnolle^ la terza parte delllfola fletta di Tiro, e d’Afcalona, ogni volta, che nc fortiffe di conqtiiflarle. Con quefti flabiliti concèrti íi portaron 1 armi L à Tiro 5