LIBRO VINTESIMOOTTAVO. 689 fiete pur voi quegli fiefsi, omiei di lettissimi, che poco fa con la snueaa°ratio ragion del mio fangue, e della vofira fede mi coronajie d’ap-To? piaufi, e mi cingefie di propria mano di quefio Diademale tempie. E qual cofa s’è cangiatain me di merito, che l’alteri in voti e perche volete voi deturparui di degni Vuffalti, per far me Prencipe deforme, & indegno ? Sonio forfè, che con le attiom cat-tiue mie habbia chiamato l'armi Francefi ad inuaderui ? Quello che ad effe dia il braccio d’offèndenti,per toglier ut la libertà iPuò beneffere, che la mia difgratiafauorifca la fortunafelice del Rè di Francia 5 e quado leperfecutioni della forte pofsino afcriuerfià delitto dell infelice perfeguitato,io fono il reo delle vofìre preseti fcia-gure ¡io fono HC arnence dime fieffo 5 fate dime ogni giuflo flratio, che ve’lperdono. Ala rauuedeteuihoramai, e rauuedeteui preft0, che fe non hò colpa de'voflritrauagli, voialtretanto l’hauete, io non meritando il voftro abbandono. Se vi arrogate forfè di farlo per alcuna pretefa ingiur ia dall'Auo, e dalPadre mio $ e perche volete adeffo mancar'à me innocente di quella fede, che non hò mai peccato per perdere, e che hauete fempre eonferuatacoftantever-fo chi, à voftro modo, demeritolla ? Deh non lo fate per me 5 ab borrite lo per voi. Credete eh'è lufmga inganneuole di vna Città, che fperi migliorgouer no da vn'efìraneo Prencipe, che dal fuo naturale . Non trouerà ella mai legittimo l’affetto nello [tramerò. Arri-fchia almeno di trouaruelo nel fuo S ignore legittimo. P ar gr aue,è vero, a' fosgeni la mano,che, fe ben leggiera,li preme,nonprouatene d’altre 5 Ada bene fpeffò fi efperimenta opprefsione in fatto vnfigurai 0 fi alleviarne nto. S ara fempre più fiaiutare il rigor paterno , che le foreftiere blanditie. Quello amareggia per fanare $ que-Jle lufiman per nuocere. E l’abbandonarfi dal fuo S ourano, vn ri-negarfidaDio, mentre Dio lo hà già de fi 1 nato à quel Popolo fuo Vicegerente. Nafcono da fimil'empietà Aioftri fuori degli ordini naturaliprefcniti, che nonpotendoilCielo, e la natura tollerarli, fono poi vendicati da quegli e/tremi fupplicq, che ogni giorno à fulminar fi veggono', contra chi ftraboccheuolmende delinque. Io fon qui à tutto difpoflo, e per mia, e pervoftra difefa. Se può quefla vit afanarui da’ four afi anti malori, e placar lo fdegno D iuino, eccola inholocaufto, fagrificatela nel mezzo alle fiamme. Solo vi prefagifeo^per ifcanco mio, ctiarfo, e disfatto,chefia, faranno le mie ceneri, quali di vittima innocente morta alla morte, nonal-lavita di Napoli, ceneri di voi me de fimi. Qui mitrouocon voi fiefsiparato àvincere, non à fuggir’ ipericoli ¡e fe non hauefsi que-fio intrepido, egenerofo penfiero, non farei qui tornato ad ammonirai ^ à fregami ,à difender ui. Più che fi auanzano 1 Francefi\ per oppnmerui, più vengono ad oltraggiarui di vna vile fuppofta Sfff inco-