do DE’ FATTI VENETI. fenza eccitar ut dipiù, fi a lecito d’annuntiarui, ctiejfendo flatiy degni voi di nafcere in que fi a Città per gran miß ero nel giorno fieffo, che laNatiuita del Verbo annuntiata fu gabbiate nelpre-fente lairatia dirinajcere nellamiacon lavoce di Dio produttore di que fio gran parto. Fu il parlar del Doge pili per annuire à quella volontà, ch’ardea nell’animo di ciaicheduno, che per bifògno di con-* citamento, e d’accenfione maggiore. Con fretta impatiente fi appli-s'arma, co à perfettionar’il maggior armamento nauale, che foife flato per in-nanti mai più poílo infierne. Arriuò, trà i legni preparati à Venetia., Scaltri nellaDalmatia daBadoaro Spinale, e Faliero Hornado, àvn_. forbitiifimo corpo marittimo di 80.Galee, s^.Naui, 5 3-Saettie, ed altri aggiunti Vafcelli,afcendenti inflitto al numero di Vele 200. efi comandati^ diede il Comando fupremo ad Henrico Contarini, Vefcouo di Caflel-wìnTre 1° » figli0 di Domenico, che fù già Doge, & à Giouanni Michele, fi-fcotto diCa. glio pur del Michele regnante. Se mai la pietà Venetiana inuocò, pri-ulunf m/- ma ^ ftaccarii da’ lidi, con fbmma tenerezza l’aiuto Diuino, fello ìitl. chele,figlio quella occafione, diuotamente proflrata. DueVeifilli, dopo celemí/.Doge. bratafì la meifa, confcgnati furono a’ due Comandanti 5 da Pietro Badoaro, Patriarca di Grado, al Veicouo Contarini quello della C10-1*innata c° C(* \e dal Doge, lo Stendardo di San Marco, al proprio figliuolo. Di tal guifa l’armata Veneta partì, iòllecitando à golfo lanciato il camino con 1098 defiderio auidiífímo di giunger, d’approdar', ed’vnirfi con gli altri eièrciti Chriiliani à tempo opportuno nell’Afia, per participar anch" día di quel gran merito preparato. Dopo feorfò nel viaggio qualche trauaglio di venti contrari), arriuò neil’Arcipelago, e trouo à Rodi vna grolla armata della República di Pifli, ches’andaua per quell’Iible, à tàuord’Aleflio,Imperatore di Coilantinopoli, trattenendo. Como armata adherente à Prencipe amico, fuppofèro iduenoilriComandanti , ch’ella doueiTe ben vederli, cortefemente trattarli, e fèco ami-cheuolmente vnirfì al paifaggio in Soria, doue trattauafi, non folo della caufa di Dio, ma dello íleíTo Aleflìo Imperatore, giornalmento nel ilio Dominio per mano di quei Barbari mortificato, edepreffo. Seguì ad ogni modo il tutto diuerfo. A’faluti, e trattamenti d’amore, e di ilima corrilpofer’eifi con atti hoilili, e sforzarono i Veneti, per neceifaria difefa, à ripulfar l’ingiurie, e dar’infieme di mano allar-Cobattono, mi. Attacchili la pugna, e dopo duramente combattuto, toccò a’Pi-veU’Zni. &TO di ceder ai valor', e giuilitia de’ noilri ; perderono ventidue Ga-pckgoU lee 5 molto numero de’ fòldati, e quattro mila prigioni. Nullaà talo, T fe hen grande, vittoria, fi allegrarono i Veneti : anzi altamente s’afflif fèro, non per hauer vinto, Tempre godendo i combattenti di vincerò, ma per hauer conuenuto combatter, evincer prima iChriftiani degl’infedeli, e prima di quelli prouar quelli nemici. Non contenta-ronfi perciò di tener fojamente la diiplicenza in fe ileifi 5 ma la fecero {piccar