MCCCCCT1I, OTTOBRE. 164 li, come dicono, con ducali 700 milia, e passalo in Cypro con una nave veniliana, par il soldan mandasse Tagravaran turciman a retenir il consolo nostro di Darnascho cl li merchadanti, e li fè slar do zorni insieme e poi li lassò, volendo mandasse a tuorlo di Cypro. Item, per la nave Zustignana con li rami di sier Michiel Foscari venula in Alexandria, è sta porta cosse divedade eie., et fo manda ditto capitolo a li avogadori, acciò punissa. Nota, sier Fanti» Coniarmi è fradello di sier Bortolo è consolo a Darnascho, sichè a uno tempo do Iradeli è consoli nostri, uno a Damasco e l’altro in Alexandria, licet vizio sia ; ma per aver refudà il consolo electo, eh’ è sier Donado Marcello, fo terminato non mandar per le galie altro consolo. IH Zara, di sier llironimo Zorzi sopraco-miio e governador dii golfo, di 5 octubrio. Avisa li soi successi et quello ha facto. Dice mal di anconitani et ragusei etc. ut in ea. Fono aldìti sier Marin Dandolo e sier Nicolò Pasqualigo stati proveditori sora le aque dii Pole-sene etc., e ditto ozi veniseno in Pregadi. •Da poi disnar fo Pregadi, et letto le lettere, fono letto do opinion di li sopraditti proveditori zercha far un drezagno a l’Adexe eie. Et parlò primo sier Nicolò Pasqualigo, poi sier Marin Dandolo, l’un contra l’altro. Et mandato la parte, aveno: non sinceri 7, di la parte 40, non .... !)0. Et andò solo la parte di sier Mario Dandolo, e tamen il Consejo non si fidò in lui, e voleva udir l’opinion di inzegneri. Fu posto, per nui ai ordeni, dar a uno Pasqua! di Milesi da Cataro castellan a Pulignan, qual dia aver ducati 300, le possession fo dii baron di Pulignan, la mità di le qual è slà date a uno contestabile di li, videlicet vai ducati 100 di moneta, eh’è ducati 80 d’ oro eie., ut in ea. Ave 5 non sinceri, • 80 17 di no, 73 di sì; fo presa. Fu posto, per li consieri, cai di 40, savii dii Consejo, terra ferma et ordeni, che si debi dir doman per il principe a l’orator dii ducha di Urbin, conclusive, s’il poi far c!i’el signor Pandolfo sia contento che tolemo Rimano, lo ajutererro e li daremo qualche ricompenso etc. utpatet, e si dichi con gran credenza; tamen, havendo el signor Pandolfo, repu-temo haverlo nui eie. Ave 8 di no, 131 di sì ; et fu presa e comandà gran credenza. Di Alemagna, di V orator nostro, date a Yspurch, tre lettere di 6 et 7. In la prima : che quel dì il re era stato con l’archiducha suo fiol in streti coloquii. Per l’altra lettera di 7, come l’ar-chiducha parti, il re lo acompagna mia 10 lino a Ceri ; etiam lui orator lo acompagnò, poi tolse licenlia et ritornò in Yspurch col Cardinal prixinense. Item, che à inteso, I’ archiducha à dilto a uno suo li dimandò come 1’ aiere li comportava et era venuto grasso, disse: « presto ritorneremo qui ». Item, si dice il re omnino voi andar a incoronarsi a Roma, et manda domino Philiberto, suo orator, a Roma. A dì octubrio. In Colegio. Veneno li procuratori sier Domenego Morexini e sier Nicolò Michiel, e sier Lucha Zen procurator, sierFantin Zen e sier Thomà Zen el cavalier, come li più veehii da dia’ Zen comissarii dii Cardinal Zen, et insieme con il principe, consieri et li capi di X, per numero 14 erano, fonno balotado di tuor licenlia di vender li arzenti e tapezarie è in procuratia fo di ditto Cardinal, per comenzar a far la soa archa, come fu preso in Pregadi di farla, oltra li ducati 3000 li dia dar la Signoria a questo efecto ; et cussi fo terminato di far, et etiam, visto il conto, qual sarà qui avanti posto, fo levà la suspension fata di li debitori, che li parenti legatarii tolevano. Vene lo secretano di Ragusi, al qual il principe li disse, che, per relatione di nostri savii ai ordeni, li donavemo quelli do navilii cargi di sai retenuti in Boeha di Cataro, e de ccetero se absteniseno, perchè è gran danno di Cataro. Alexio eie. Esso secretano ringratiò la Signoria, dicendo li ragusei ubediria la Signoria nostra. Veneno sier Polo Coniarmi e compagni capi di creditori dii banco di Lipomani, dicendo aver sentito eri fo leto una parte si voleva meter per li Lipomani etc. ut in ea, dolendosi di tal cosse, e che non si podeva acordar se non con li ordeni di la terra ; e che cridonO assai molti creditori. Era ivi sier llironimo Lipomano, qual volendosi difender, el principe disse li pareva fusse retratà le vendede, ma ben li acordi si facesse con volontà di creditori e non per tal vie, e fo cargato sier Piero Capello savio a terra ferma, cugnato di ditto sier llironimo Lipomano, che lui è causa di tal parte. Vene domino Nicolò da Dresano dotor et eava-lier, orator di la comunità di Vicenza, dolendosi sier Zorzi Loredan avogador havia falò contra li soi pri-vilegii eie. Fo rimesso che lui l’aldisse. Di Ravena, di rectori, e proveditor di Romagna, di 10. Come hanno avisi il signor Francc-scheto, fo lìol dii signor Carlo di Manfredi di Faenza, esser venuto con zente uno mio propinquo a la terra, zoè con quelli di Val di Lamon contrarii a li Nal-di, videlicet Zironi, Caroli, Bosi et San Zorzi, et ha intelligentia in la terra con queste 3 casade, Viara-