?o8 DE’ FATTI VENETI. l’altrui libertà, malamente retribuito. Comprobò Francefco le già publicate dichiarationi con gli andamenti. Difpofe di paifar egli im Lombardia peribnalmente ; dicondurfeco il neruo maggiore, qui-ui credutolo più fruttuofo, che nella Marca, e dilaiciar addietro, e iu. Romagna vn conueniente numero àdifeià, &ancoadofìeià, fecondo i biiogni ; perloche quelli Padri auuertendo da tutte le parti, e gelo-fi fpecialmente della Città di Rauenna, mandaronui quattrocento Ar-SSSL cieri di rinforzato prefidio, ed alcuni Vaicelli. L’Attendolo in tanto dcC Feneti • antecipò l’arriuo mormorato dello Sforza in Lombardia; Gittò foura. l’AddaiollecitovnPonte; lo diede à braua gente di guardia 5 ed egli, r Attendo- inoltratoiì con 1 eièrcito nel Milanefe, mandò il tutto à ferro, e fuoco; daini !n Ld- icoriè con alte fiamme, e con infinito terrore fino alle porte della ilef-bardia. fi Città ; Incendiouui alcuni caiimenti contigui; Commiie gran bottino per tutto il Paefe, e ripagato il Ponte, reilituiifià gli alloggiamenti Morto Eu- primieri. Soprauuenne in quello tempo la morte di Eugenio Papa , felice. T°a' dopo fcdici anni di Pontificato armigero, e torbido, e laiciò ( trattone alcun neo, già tocco, fe pur vero ) famofe memorie di fegnalata virtù; 1446 frenata Roma; efpurgata la fede nel Concilio di Fiorenza; preièrua-tofi dall’Antipapa eletto in Bafilea; coronato l’Imperator Sigiiinon-do; inueilitala Caia d’Aragona nel Regno di Napoli, e venerabilmente honorato nelPApoilolica Sede il Veneto iingue Patritio .Gli fucceffe il xicoiò v Cardinal Tomaio da Serezzana, col nome di Nicolò Quinto;toccan-affunto. ’ dogli nel breue periodo di vii’anno di effereietto Veicouo, promof fo Cardinale da Eugenio ileifo, e in luogo ìlio Pontefice aifunto ; e gli Amba/da- andarono, confórme al iòlito, Ambaiciatori d'obbedienza per la Re-t0!\ publica, Luigi Loredano, Luigi Veniero, Paolo Malipiero, e Zaccaria do c ¡cn- Yreuigiano. Tra quelle varie fluttuationi fi finie al iòlito il Duca inclinato alla pace, perche meglio ièruir gli potette alcun tempo di mezzo à ben vnirfi col Genero, e à conualidarleiperanze, e il potere à VnoàVene- fronte di quella Republica. Vlntroduffe negotio,e mandato vn'Orato-tiA dei dh- re à Venetia, qui fù accolto con decoro, & affetto, e iè ne trattò qualche coia : ma cortamente conoiciutone il miilero, rimpugnaronfi Tarmi, e fi commife à Capi che di nuouo entrar doueffero nel Milaneio dSnc^cfi con tuttoPefercito. Entrò l’AttendoIo, ieco hauendoil Conte Ti-rìprendono berto Brandolino, Lodouico Maluezzi, e Diotiiàlui da Bergamo, Capitani condotti di freico à gli ilipendij, e penetrò di nuouo in villa di Milano à tamburi battenti, iperandopure, che, non contenti di Filippo , per le lunghe moleilie, quei Popoli, poteffer forfè, chi per fomen-r Attedoio tocchi per timore delParmi,torbidamente icoprirfene.Non ne apparile cmmCd4mi tuttau°ltaindici0> edeinon volendotrouaruifi indarno, repplicò le mT^iiiane- depredationi perla Campagna, e slmpradonì di tutto il Paefe dalI'Ad-/*• da fino à Como, e dall'vna, e l’altra ripa del Lago Lugano, ritor nan-do indietro carico di ipoglie: Furono grandemente (limate dal Pu- blico