480 DE'FATTI VENETI. altretanti Montanari PAuogadro, e il Centurione con feicento pagati, fi pofèro verfo colà di vn battuto viaggio. Ma gran Ventura deturpò . lacoraggiofarifolutione. Venneàpreintenderlo Vitaliano, già ri-meffo affai della perdita. Volò con tutte le fue genti à Feliciano ; Soprafece le noftre, lungi affatto colpenfiero da limile incontro 5 leri-duffe, pugnando, fotto le mura di quellofteffo Cartello; nè declinarono gli vni, nè gli altri dall'horeprime fino al meriggio del giorno. I noftri allhora molto più inferiori, non più poteron refiltere; e Vitalia-e taglie. no, incalzandoli^ ponendoli in dilordine, sforzolli finalmente à fuggire ; àlàluarfià gran miracolo, col lèguito foprauanzato à Gauardo ; e dindi ritornarono à Brelcia. Si affliffe il Barbaro di quello Iconcer-to, e come vna gran virtù più, ch’è percoffa fi vnilce di tutta forza : così egli maggiormente iè ne infiammò. Spintoui dal genio ardente,e dalle cure necelfitofe di Brelcia, meditò vn ripiego, che iè gli andana fatto , daua in vn colpo à gran colè. Elcogitò di far ac cender il fuoco, di mentati* bugiar d’improuifo FArmata nemica nel Lago, che vicina à Salò abbrunar tratteneafi. Ne die la cura con tutta cautela à Taddeo d’Efte, Andrea, Ìjfrmi^Valier6, & Andrea Leone, Nobili Veneti; neferiffe, per concer- 71CTMCCI nel • \ " t—j 1 t > £*¿0, tato mommento a rietroZeno pur nel Lago, e poteuananco ipe-rarfi prolperate le colè col merito delPanimolà virtù, le doue quella pienamente concorre, fcarià lèmpre non foffe altretanto la Sorte . Reltò ferito il dilègno nella parte più vitale; Trafittane la lègretez-za, ne capitò il fentore al Piccinino, & al Gonzaga, ed elfi lùbito Ipic-catifi alPhauuta notitia da Vigafio, andarono à Feliciano per la. via di Peichiera. Quiui fi congiunlèro con Vitaliano, e con Luigi Sanlèuerino, e ripartiteli diftinte, e ièparate le cure, montò Luigi fo-uraFArmata; à Vitaliano rellò affegnato il porto, e la guardia di Ma-derno con FInfanteria ; e il Piccinino, el Gonzaga tennero per elfi con I Ttmki vi la Caualleria la ftrada dal Lago lontana. Fù il Sanfeuerino il primo ad rettcrt°no * a^a^re con ^a Va la Veneta Armata, che ièntitafi inuafa, in vece d’in-uadere, douea naturalmente al calò impenfato atterrirli ; Purll Zeno fi fè innanti di tutto ardire, ed attaccò ancoragli la pugna.,. Capitonné il rumore à Taddeo, & à gFaltri in terra, e già vicini tiratili al luogo appuntato,affrettaronoipaifiper louuenirne ibifogni, ma vrtarono aneli eflì nelle infidie nemiche per fianco,e per tefta ; Nondimeno affrontatifi, e foftenuti da’ foldati i colpi, e da5 Capi coir, la voce, e i corpi elporti, procurato d animar li à difenderli, già faceuanlo valentemente, quando nel colmo del fiero combattere, ipariàfi voce, ch'entro alla battaglia vi fi foffero di già mi-ichiati il Piccinino, el Gonzaga, ciòinuallènelPvniuerfale fi fattamente il timore,che agghiacciato il fanguenelle vene, fi perdè ogn’vno e fi ropono. in vn’inftante d'animo ; furono polli quali tutti miferamente à &di ipada, e FErtenfe, il Valiero, el Leone rinjafero viui nelle mani auuer- farie.-