778 DE’ FATTI VENETI. LLThÌJ. tari ni predetto. SubitoiTurchi, lafciato il Iunco , calaron tutti à iriOdOTi con *« r % * \ t> ■ • s% Baiaci flef Modon in vn corpo, e vi arriuo per terra Baiazet in perfona con eièr-cito di cento, e quaranta mila foldati. Cominciato à battere à gran. Battono grà fùria il Borgo, e ben prefto la forza de tiri diroccata gran parte dello muli ddei muraS^e » concitarono i Capi Veneti, con altri de’più prouetti natiui Borgo. e didentro, ciò, che Tihaueue potuto iperar per difenderlo, erifolto vnanimi, che foffe meglio di aificurariì riftretti, che di perir dilatati lituano fn 1° Spogliarono d’ogni cofa, e fi ritirarono dentro in Città. Non fù più città. difficilea’nemicioccuparlo; Vi fi gittarondi vniàlto, edirizzaron e fono oc. leoftcfc, eitiricontralaileffaCittà, con alta iperanza di hauerla . cupati i boy Ma il Proueditor Contarini, giunto al Zante con la gloria della difefa, gh da Tur- (|ej 2linco ? e co’\ debito di più dell’incarico appoggiatogli fupremo, ièntitoModon’in pericolo, diuisò di porgerli aiuto, eiceliè, per pri-mopaifoeifentiale, di attaccar l’Armata Ottomana, e combatterla. combattere Salpò dal Zante, e trattofial mare, e ¿copertala d’intorno àgiraruiii,ne 1 riceuè à gran fauor l’occaiione. DiipoTe i legni tripartiti nella più per- Dìfponc ia-> fetta ordinanza; in vn Corno le Naui; nell’altro le Galee fòt tili; eie fm. Groife nel mezzo ; e così andò con aura profperaàprefentaruifi al cimento. Non ne ricusò il nemico l’incontro; feparò cento Galeo sì affronta- dagli altri legni, e ipintele innanti abbreuiò il tempo al viaggio, & aU’ adempimento del reciproco deiìderio. Fù primo Giacomo Veniero, Capitano del corpo groflo di mezzo, à dar'il légno, à entrami, e à in-fanguinarfì. Egli battè à fondo la prima Galea, che ardì auuicinaruiii. Sei del ilio corno preio à colpirne mole’ altre , parte ne profondarono co’l Cannone , parte co’l ferro ne affoggettarono. Venti ad altro lato delle fottilifaceuano anch’effe mirabili pruoue. Preio le Naui il u veneta.j vantaggio del vento, corteggiando, furiofamente colpiuano ; Tanto già vmceua -n fomma per ogni parte haueano i noftri preualiò a’Turchi, che già vedeanfi coftoro più in atto di fuga, che in virtù di refiftere, e meno d’offendere. Se fono ièmpre incerte le battaglie terreftri; incerto il mare, volubile il vento; molto più le naualideuon tali apprenderli. •più acciài. Nel più bello della vittoria ceisò appunto tutto il vento. Perio il mo-"¿ui^Tiia tosiftupidirono invn momento le Naui, ftate fino allhoradi gran-. vittoria, terrore, e di gran danno a’ nemici. Se ne auuider’eifi; riprefero il rcfpiro da vn’ariafuanita, e dal timore il coraggio; e quelFocchio, ch e cieco nelle fuenture, Tempre acuto effendo altretanto, quand elle ceisano, oT ièruarono allhora ciò, che dianzi nello Tuantaggiofo conflitto hauea-, loro la paura ingombrato. Offeruarono diuerie Galee delle noftre, molto lontane, e diigiunte dalle altre combattenti, à ftarTene otioiè; foffe,ò per accidente, ò per non troppo coraggio. Quelli grandi in-uiti animaronli. ScagliaronTi tutti ad vn tempo con quell’empito,ch’è Tempre grande, quando, ardito, al timore iuccede. Si combattè per molt’hore ; s’imbrunì la notte, che ancor combatteaiì ; Si abiisò, com- batten-