6^6 DE' FATTI VENETI. genti fxi r nuouamente aisicuratolodi non tanta vaglia il nemico, che ardiife muouerfi ad alcun’attentato di quà dal Pò > commiiè, per meglio ancor guardarfene, al Conte Martiano,che faceffe vn taglio nell* argine dello ileffo fiume tra Melara, & Hoiliglia, & eièquito, iè no sotto Figa- ritornò à Figarolo con tutte le genti • Haueano tratanto quei diden-yeaete"m tro C°1 tempo, el commodo goduto, riprofondata la foffa, battutià terra alcun iileccati, da’noft ri già erettiui, ed armata la ripa oppofta^ di molti pezzi. Il Duca diVrbinodairaltra parte nè pur tratteneuafi otiofo. Eipedì à feconda del fiume alcune militie, che gli riufcìd’m-vrbino pre. trodurle in ioccorfo,6c egli fteffo condottofi alla Stellata, s era là ferma-jlfleùurr*co> Psr andariòuuenendolaffedio fecondo ilbiiogno. Or mentre di tal maniera guerreggiafi con Tarmi terreilri, fi diuife dal corpo grande Veneto marittimocon alcuni legni Chriftoforo Mula, edentrato jtrmauve in Pò, fi preièntòà combatter Adria l’antica, già nota Città. Cinta in gran parte dall’acque, ed impeditali di mezzo alcuni riftretti Canali, t(na. fu prima duro affai i’auuicinaruifi. Soura di alcune barche minuteac-Domenico coftac.°fi P°* buon numero di foldati, valorofamente attaccaronla ; ma nulla i direnforicederò in quel primo affalto 5 e reilouui eilinto Dorne-c l°Hl- nico Erizzo, Nobile Veneto, e feco infieme molt’altri. Nel fecondo, che repplicouifi con rabbia maggiore, vi fi entrò à tutto coilo di iàn-£ vie» pre• gue, e di vita ,• ii vccife 5 s’arfe 5 ii taccheggio, nè vi era limite à vna ge-neral diilruttione, fe il Mula indulgente con riiòluto comando non-si impediuala. Scagliatronfi poicia i Veneti entro Comacchio, e quel C}TaUnino iLloS° 5 ed altri coìà d’intorno, chi sforzati, e chi volontarij, andarono $jbi. con poco,òcon neffun contrailo occupando. Trà quefti accidenti profperi Damiano Moro comparue in Pò col graffo dell’altra Armata nauale; A mifura delfuo tirar’alPinsù tutti gli habitanti dairvna,el’ altra parte del fiume fuggirono, atterriti,verfo Ferrara, ed egli così ipauente-Soroi3f5 u°lc fi trade innanti fino al Pofto della Polefella, dou’Ercole, per impe-c^° ’ ^auea fabbricati li tre Caftelli. Dtmorauano in guardia d’edi Si-jciu.'1 °c' gifmondo d’Efte, fratello d’Èrcole, e Gioanni Bentiuoglio, con iei-cento Fanti, ed altretantiCaualli. Sorgeanoi Forti, vno per ripa,, el terzo nel mezzo del fiume, tutti tré armati digrodi Cannoni, e gli arginivicini fortificati non meno. Nulla in ogni modo pauentò il Moro queU’eminenze. Col feguitodi ducento legni trà Naui da guerra,, e Galee ben forbite, s’era coìà tratto, per non temere. Spinfe innan-jittacaivn ti la ilia GaleaGeneralitia, e additò aH’alcre di feguitarlo, e di affalir'il ffnt™.1' C°ncmko rutro a vn ccmP° m terra >e nel fiume. Errerebbe molto, chi prefummer volefle, che in conflitto di quella natura non ve ne andai1 iero de’ noftri adài iotto a’ fulmini deituoco, e i colpi del ferro, per ogni parte feop piati, e girati. Auuicinarfi alle ripe, combatterle, me t-terui, fermami il piede, ed inueftire i tré forti, e refiiterui, non erano impreie, chepotedcro iperarfideliòlo fmgue nemico bagnate. Si