L1BR.O VINTESIMOSECONDO. y 11 Peicrcifo; La Città di Pauia l’aggiunfe ancora grande incremento , eleggendo nel tempo medeiimo in ilio Conte Giouan Galeazzo, figlio di lui, e della moglie Viiconti ; e con ciò creiciute à marauiglia le fuo militie, ed accopiatofi à Francefco Piccinino,marciò con tal forza po- Lo ^ deroià à Cremona, àPizzicchettone, e d’indi fi moiTe dirittamente ver- marciar ir. io il Campo Veneto per attaccar la giornata. L’A ttendolo, inferiore àluidiiienuto, non riputò il cimentaruifi buon configlio. Diicofto-uifi à tempo, ed internatoli nel Lodigiano, prefe in fito eleuato, e ben nrft“ldol° guarnito l’allogio. A prì allo Sforza il fenderò queila ritirata. Ricuperò San Colombano có la fteiTa facilità, con cui Fhaueano efpugnato queft’ f° sfor^ armi ; e i Milanefi, gonfi] de’buoni principi), e confidati da polio cotan- Colombano. to gagliardo, mandarono à Venetia Oratori con temerario prò terto d ogni mina, quando efpeditamente non haueiTe rilanciati la Republi- fiutane ca tutti i luoghi loroccupati. Di vna quieta dolcezza furono le riipo- fij renetia. ile de'Padri; Che fe beriefst Li pojfedejfero con quella (le[fa legale ra-co PÌOt^Ì! • gione ,con cui s'era legittimamente femore aggr andit o qualunque Doicerifpo-dominio {ragion d'armi, e deditionifpontanee) adorni modo, quan- dc Venc~ do rifarcito lorfojfe l'oro confumato, eprofufo negli, acquijli, haue~ nano 'urbanamente rilaf ciato il tutto. Non ne piacque il tenore a’ Milanefi ; e già lo Sforza in Campagna vanaglorioiò, & ardito, balzò in vn tratto ad aifalir Piacenza in terra con tutto l’eièrcito, e nell’acqua con molti Vaicelli. I Capi, e il Presìdio che vera dentro,non manca- vilcen^. rono per qualche giorno di foitenerfidagl'impeti; maiòprafattala. Città fra le due Porte di San Lazzaro,e di San Raimondo da gran batterie, e formontato il fiume à grand eicreicenza, per cui le Nau i meglio Eia prende. accoftaronfi, conuenne, dopo combattuto fino all’vltimo, cader preda infelice nelle mani degli efferati nemici, chea forza d’illimitate vc-cifioni, e iàccheggiamenti la ruinaron tutta, e vi rimaièro prigioni Gherardo Dandolo, Proueditore, e Taddeo d’Efte militar Comandante . Tentò l’Attendolo, prima di perderfi Piacenza, già che non-, poteuainuertir abartafronte il nemico, diuertirlo almeno. Tragittò ¡’Adda à San Colombano ; entrò per di là nel Pauefe, e Milanefe, e col parer’, e le pe rione vnite di Luigi Loredano, e di Matteo V itturi, Pro-ueditori nouelli, andò dan neggiando, ed incendiando quei pingui di-ftretti. Nulla, ò poco per ogni modo curò lo Sforza in Campagna vn’ cièrcito volante in riguardo delia Città di Piacenza ; Non volle mai ritrarne il piede, iè non fuperata ; Prefidiatala, vi fi tolie allhora ; e la ila-gione del Verno vicina, obligollo poi di ripartirai à quartiere nelle Cartella, e Ville contigue; pur facendo io fteifo TAttendolo. Tra quel freddo tempo attendeual’vna, e l’altra parte à gareggiar ne’maggiori gUtferlitì. armamenti per la nouellaftagione. Haueagià laRepublica introdot-tonelPoAndreaC^irini, e Georgio Loredano, con quattro Galee , trentadue Galeoni, e difpendioiimente cercaua di aumentar Teièrcito àvn