LIBRO DECIMOTERZO. 2.63 mento nel tempo medefimo, incui v’incorrea. Procurò appaltarlo J con vn ìlio Ambafciatore à Venetia, Francefco Petrarca, famofo Poe- jlmbafcia. ■ ta, e furono eshibite da lui propoiìtioni di pace 5 ma chi potea conget- cd turarle fincere ? Chi credere, che voleife da vero il Vifconti terminar la, finto modo. guerra, perche ceilàiTe à fé con la pace l’occafione d’impoffeifarfi di Genoua ? Conoiciuta però la fintione, efclufe la Patria qualunque mafche- Efi efelide rato proietto, e tutte le applicationi adattò à preparar due coniìilenti ¡^¡^ouc Armate $ vna marittima 5 e vna terretlre, ad vn tempo. Perche quefla Separa u ____^ ^ ____ 1 A m «/a « n rln a np(TA- Tl P titillile il 1 Ferrara,Scaligeri di Verona,e con la Republica di Fiorenza 5 ed ogn’vnoe in tcrra timido dellaforza de Vifconti, prontamente concorfe di vna fleffa- collettari volontà, per vno fleffo biiògno, Con Carlo Rè di Boemia,confèruan- molti doii per anco viua vn’ottimabeneuolenza, fin da che, à danni de gli #22! Scaligeri, con noi collegoflì, vi fi mandò Ambafciatore Marco Corna- e coi uè di ro j e il Rè corrifpondendQ,con altra Ambafciata di Raimondo de’ Lu-Boemu • pi, breuemente farmi, e gli affetri riunironfi,e reilò accordato. Obligo al Re [lejf'o di pajfafin Italia contro ai, Vifconti per finalmente 5 Alla Republica, di contribuirgli denaro per lefomme, e il numero capitolatoj E perche ancora gelofàmente fi mirauanoi torbidi oggetti del Rè d’Vngheria : perciò la Maeftà flia di più obligoiTi di condurlo à pace, ò à tregua 5 e in ogni cafò di renitenza, di proteflarglifi palefèmentenemico. Piantatitiqueflifondamenti terreflri efleriori, iè n andarono raccogliendo de’ proprij. Difpenfàronfi patenti per nu-merofè leuate negli Stati della Chiefà,e deIITmpero;Più foggetti di conto fi offerirono Venturieri fotto Conrado di Succia 5 Fu condotto agli Capitani>e flipendij con quattrocento Caualli il Marchefè diBrandeburghj e Gene- miiitie corale degli eferciti,fino alla venuta in Italia, dichiaroifi, Francesco di Car-dotte’ rara, Signore di Padoua. Con pari accuratezza fi preparò l’Armata di mare.. Deftinoili di nuouo Nicolò Pifani al General comando, e tra le ^‘co^npel{*, fue, e le publiche diligenze incettanti,oncia di tempo non fi perdè. Ma marittimo. nel punto, che qui fi affrettano gli alleflimenti, horamai esborfato dal Vifconti a’ Genouefi denaro abbondante, per rimetter’in frettai’Armata perduta, e loro ifpedite delle militie. per ben guernire tutto! nume- Genouefi ro delle Galee, fpiccaronfì coloro dal Porto con non. creduta prematura f* fortita j s’ingolfarono. nell’Adriatico * efpugnarono Lefina,. e Curzola, nei Golfo. con repentino affaito 5 fecero rapprefàglia di più legni Veneti, viandan-ti,ed inferirono molt’altre inuafioni. L’impenfàto ardimento colpì nel cuore queft’animi. Per non dar tempo à infiliti maggiori , fi lanciò immediate fuori il Pifani con quattordici Galee : ma non sì tolto fu in ma- yffiffe n re, che trono i nemici,preuedutone il pericolo, già trattifi dal Golfo, e ^”1’ & verfo il Tirreno giratifi. Proueduto, ch’ei fù, "di tutto il corpo rima-nente marittimo, fciolfè l’Ancore in numero di trenta tre Galee, e fi auan-