384 DE’ FATTI VENETI. fato 4 zito coline n te il concento, cadde ancor quello concepito appena ; punì-filio Carra- ronfi con vnorce ignominiofa i complici ; nè riportò Marfìlio dalTat-dtlCÌ n tentato Tuo, che di hauer maggiormente comprovata la giufla necef-fità biella República in far morirli Padre, e i fratelli. Dileguatefi quelle picciole nubi, vn’afpeto ancor più lucido apriífí alle Publiche grandierzc. Tumultuarono i Popoli contra il Rè Sigiimondod’Vngheria,e imprigionatolo, Ladiilao, Rè di Napoli, pretefè di aiTumer egli la Corona per fucceifiiia ragione . Volle trasferiruifi periònalmento, e in andandoui, benche già fofle Zara all*Vnghero dominio fòggetta, eincoifèguenzaiùa, fel’aificuròmaggiormente con Tarmi. Coro-natofi Rè, ecco, che fi fentì à richiamare di nuouo à Napoli. Alcuni Caporioni malaffetti , coltolo abfente , promoflero grandi rumori àfauore della Caia Francefe di Angiò, che haueua Signoreggiato in altri tempi quel Repno. Replicatigli, e triplicatigli tli quefta^ maniera idifpendij,fi trouò sforzato di trarfi acercar denaro nel momentaneo bifogno. Scelfè di farlo, tra gli altri mezzi, con la vendita, df'ìuSi ° l^r dir meglio, con la reílitutione di Zara alla República, che Lodo-a¡Tanta Lvn uico/uo predeceffore le hauea con tanta ingiuftitia leuata. Due corri-rt™ffmìc°c ip°ndenti premure in amendue quefti Prencipi, l’vna vrgentiifìma di Zara per de Ladiilao, per prepararli à gagliarda difefa j l’altra di queflo Gouerno, KepubitcV Per riaffumere il dominio di Città, gran pietra fondamentale in quel pu ua' tratto facilmente fi conciliarono. Aggiufloflène il valiente in cento sene impof mila ducati} Se ne ftipulò Tinftromento >• Pronti fé ne fecero ^li esbor-mh ducati fi j e tornò la República à rintegrarfi di Zara, Territorio, &: Iiole pertinenti col prezzo del denaro, dopo di hauerla tante altre volte acqui-ftata con quello del fàngue, edelTarmi dalle inuafioni appunto degli Vngheri 5 dopo che il Rè Andrea conofciutola legittima Signora, tale haueala dichiarata con pofitiua patente ; e dopo, che con barbara con-trauentione Lodouico fùcceifore inuologliela. Alcuni Pugliefi entro quella Città di triflo genio,ofarono tentar3vn’incédiojma repreífo Tac-cefo fuoco, e il temerario penfiere di coloro, mandarono à Venetia^ jtmbajcia i Popoli dodici Ambafciatori, e veiliti ancor’eifi di bianco, edin-ní^yene- c^nat* a^a prefènzadel Doge, e della Patria, Immillarono in homag-tia. gio la fede, che non più, nè per iè fleiTì, nè per infidie altrui vacillarono poi. Volle il Publico dimoflrarneTaggradimento, elailima. Fè mimone in quella Città di quattro Senatori de’ primi, Francefco Cor-naro, Leonardo Mocenigo, Antonio Contarini, e Fantin Michele,, e tanto finiron’effi di quadagnar affabilmente la deuotione di quei Na-tionali, e tanto ne attrafTero i cuori, che fu Zara fleffa fromento à per-^deliZ ^iac^er difòggettarfinelmedefimo tempo alla República, Arbe , Pa-Trauincml go, Cheriò, & Oflèro. Bramò Sebenico di darfi anch’egli : ma indi-danfi ire- nata la plebe all’Vngljero, ardì opporfi alla già dichiarata rifolutiono u • de’