4T8 DE’ FATTI VENETI. prenfibile lo haueriì liberato di vn’huomo infedele. Sino à qui l’accidente non parue ilrano, e riceuetteii in pace per guerra minore. Fù .. il non preuedutoquello, che ben’altresì fommamente rincrebbe. a&ujlano Diiguilaronfi i Fiorentini del deliberato decreto,e Franceicoiàputolo, con iucca , delToccafione fi valfe immediate, e fi dichiarò à fauorirli, e come lor’ 7fSa”°/o obligato, e per iitaccarli da noi. Eifi, fprezzando qualunque amiilà, lo condii ione pregarono di mezzano à compor loro le diffenfioni co Lucca ; Et ei vo-lentieri intrapreiòrinCarico, li aggiuftòj epoicia manifeflamento icoperta l’vnione, ilabiliron’infieme, che Tarmi di lui, e quelle de5 Viiconti dall’ofièiè fi cangiaifero à douergli difendere. Nel cor-iòdi tali accidenti non deboli, colfe il Melata il tempo, che il Piccinino, partito di Lombardia, s’era in Romagna contra le Città del-f¿ molte m Chieià condotto. Preiè la marcia veriò il Bergamaico 5 caualcò le pre/e in Là- Montagne,; ricuperò brauamente tutte le Valli, e i Cailelli vinti dallo íteífo Piccinino la fcorfalnucrnata, e voltatofi d’indi nel Cremoneiè, feorièggiò con grandi ruine i Contorni. A tale ilrepito fù richiamato il Piccinino dalla Romagna, doue hauea nè men egli fino allhora. fiaccamente operato. Gli era iòr tito di conuertir’Oilatio Polenta, Signor di Rauenna, flatoà lungo dipendente della República, à ribellacele; Hauea preiò nuouamente Bologna , &c Imola; onde prefi-Ticcinino diate bene le conièguite Città, e laiciatoui dentro Franceicoiuo fi-7o oaTu? g‘i° ’ e VitalianForlano,chiamati dall’Vmbria, volò in Lombardia , fiata Imola, Il Melata all’incontro, fortificati Cafàl Maggiore, e Soncino, guadò e Bologna. TOglio, per ficurtà del paeiè, e alla guardia delle ripe del fiume fi dille-iè, attenaendolo. Soriè in quel punto vn'aggiunta perturbatione alla República, moleila tanto, quanto è foura ogn’altro moleilo il fèniò di fede tradita. Fu già dubitata nel Marcheiè Gonzaga di Mantoua_ , cdòfia dd quado fi toliè improuifò dalGeneralatodell’armi lòtto finta di vn quie-trnnma sbramato ripoiò; ed hora piùs’ingelofirono i Senatori per qualche indicio hauuto,ch’egli di concerto con lo Sforza,fatto adherente, e Compagno del Duca, confpiraife d’accordo alla defolatione intera di que- lli Stati » e di quello eiercito . Chiamano i foli dubbi] di gran male gli ileiTi potenti rimedi) à fanarlo,come sei foffe ficuroj& anco la República applicouegli allhora co regola di buon gouernojmolto tra quella cri-fi ilimando Mantoua per fito, e per forze opportune, e il Marcheio per la cognitione» che hauea di queil’armi Publiche appreià, reggen-Gii fi ma da dole ^ Glifi eipedirono Ambaiciatorij gli fieshibìdiriceuerloGene-Ambafcia-ra]edinuouo, egli fi accompagnarono li più aftèttuofi concetti di ilima, e di honore. Ma non vi è rimedio à rimuouer’vn’animo peifi-mo, già deliberato, Toicuro genio,cheThà periùafo al mal’operare, non fidandogli più lume di auuederiène, nè libertà di corregger-ii. Anzipeggiorouui il Marcheiè con più finto inganno. Aflicurò nuouamente la àia partenza dal Veneto efèrcito, per fola ilia quiete, e natu- \