LIBRO DEC1MOQVINT0. 333 quelle diuulgate notitie. Pareua, che alle fegrete Concioni del Senato foiTe preiènte tutto il Commune della Città, tant era publico il fenti-mento 5 tanto eran limili gli vniueriàli clamori contra il temerario di' lpregio, e tanto concordauano gli animi d'ira, e di rifolutione, à morir più toflo con decoro, che à viuere con ignominia. Crebbe à tanto l’impeto fedele di tutti,che quaii poteuan dirfi alterate in aumeto di bene le forme di Prencipe} e com'egli negli altri accidenti comandaua ì\ fuo feruigio, ed il Vattallo efequiua, obbedendo, così parue, che coil maniera del iberatiua, e imperante, commetteife il Popolo al Senato il foilegno illibato della fua Regia libertà fino alPvltima goccia di fangue. Con amara rimembranza di tante antiche glorie della Republica, o deirEroiche attioni continuate fino à quei tempi, andauan tutti di vna voce diiponendo , ed offerendo ampli modi. Diceua ognVno . Che nonpoteua mancar di Stato, chimnmancaua dicuore. Che Granconcili hauea con abbondante virtù dilatato ilDomimo, non douea^ perderlo ,per temer di anguflie. Ch’erano igran pericoli il vero paragone de1 gran petti. Che fe negli vlt imi confini de II'Europa 5 [e nelleparti rimot e dell’Afia, e nclmezjio alle più barbare, e più feroci nationi, non s'er atr attenuto da nobilissime Imprefe il valor Ve nettano, men douea nel proprio fuo nido, e tutto raccolto in fe fteffo, dubitar di nonfaluarfi, e fufsifiere. Che farebbe ¡iato ilper-derfid’ animo,vn darfipiù crudelmente la morte da fe medefimi,che dì riceuerla da crude lifsimi nemici. Che quella non era la prima volta, che, afperfe le lagune di fangue hoflUe, fi hauean con effo tinte quefie porpore di Senatorio colore. Che la grana vermi* glia, tratta, e difi illata dalle ferite S aracene, Frane e fi, Vnghere, G ermane, G enouefi, e d’altre Nat ioni, non douea fmarrirfi allho-radivninfolito pallore: ma ritingerficon efja il Aianto Reale di nuouì firegicon nuoue effufioni. Queflo Golfo in fomma, per più fe-coli auuezj^o à non fentirfi à premer’il dorfo,che dal foto Veneto Leo-ne, pregar gemente fotto quegli fc onofemt ime archi d’e¡tranci legni il fuo legittimo Signore àjolleuarlo da chi pretendeua ingiufla-mente di reggerlo, e conglifprom di abbornte Galee, cangiarlo dal cor fio naturale dell’antico tributo a queflo Maeftofo afillo di libertà, Gran voci, gran ragioni, grandi impulfi, gran promette di tutta Ve-netia, non più lafciaron temere. Nacque vn decreto di armanneon-tinente quaranta Galee, con Pelettione p^erogn’vna di vn Sopracomi-to 5 e tanto fu grande per quella deliberatione l’allegrezza del Popolo, che in due foli giorni trentaquattro iene videro in villa marauiglio/L à coprir, e icorrer l’acque dall’Ariènale à San Marco, e fino al lido 5 tutte feeltamente armeggiate, parte di gente volontaria, e parte procacciatali da Sopracomiti à proprio lor cotto. Diè il compimento à que- llo terribile apparato lo fletto Prencipe Andrea Contarmi. Superò con